18.01.2023
Istituzionale
SPORT&CULTURA 2022. L’intervista a Cristiana Pedersoli, nel ricordo del Gigante buono
L’intervista a Cristiana Pedersoli ⬇︎
Il Gigante è uno di quei personaggi di Carosello che hanno fatto la storia: come Gringo, Miguel (“son sempre mi”), Caballero e Carmencita, il povero Calimero e tanti altri.Quel gigante era amato da grandi e piccini. Come Bud Spencer, il nome scelto per la carriera di attore quando, nel 1967, il regista Giuseppe Colizzi sta per girare ‘Dio perdona io no’. Per questo film c’é bisogno proprio di un gigante. C’è un ragazzone, un ex sportivo, che sembra perfetto per il ruolo con i suoi 120 chili per un metro e novantaquattro di altezza. Gli viene anche chiesto di cambiare il suo nome con uno americano che funziona meglio sul mercato cinematografico. Lui sceglie una combinazione tra la sua birra preferita ‘Budweiser’ e un attore che ama molto, Spencer Tracy.Bud Spencer, diventa il suo nome in una delle tante vite che questo gigante buono ha vissuto. Nelle altre è stato meccanico, in Venezuela, nella costruzione della via Panamericana. Ha scritto canzoni per la RCA (anche per Fidenco e la Vanoni). Ha fondato una propria società di produzione per realizzare principalmente documentari e campagne pubblicitarie per la televisione italiana. E’ stato pilota di elicotteri e anche di aerei. Ha cantato, suonato la chitarra e il pianoforte, ma soprattutto è stato un grande sportivo. Rugby, quando con la squadra del collegio diventa campione nazionale; pugilato, con qualche incontro nella categoria pesi massimi, vincendo tutte le sfide; nuoto e pallanuoto: in ogni disciplina che ha praticato, ha avuto successo, “merito di un fisico eccezionale e del bisogno di scaricare la sua enorme carica. Fumava, forse non si allenava quanto avrebbe potuto ma vinceva e si divertiva”, spiega la figlia Cristiana, pittrice e scultrice.Carlo Pedersoli, questo il suo nome all’anagrafe, ha vissuto proprio nel nuoto i maggiori successi.
Stabilisce rapidamente molti record. Nel 1949 diventa campione italiano nei 100 metri stile libero e nel 1950 è il primo italiano a nuotare sotto il minuto in quella categoria (59:50 secondi il 19 settembre 1950). Alla fine della sua carriera di nuotatore Carlo avrà accumulato sette titoli italiani (oltre ad altri tre nella categoria juniores) e inoltre sarà campione nazionale quattro volte nella staffetta. Diventa anche il centravanti della nazionale di pallanuoto che aveva vinto la medaglia olimpica a Londra nel 1948 e a Roma nel 1960, anno in cui, l 25 febbraio, Carlo si unisce in matrimonio con Maria (un anno dopo nasce il figlio Giuseppe, nel 1962 la figlia Cristiana e, nel 1970, Diamante). E’ stato un campione che ha legato le sue gesta sportive alla sua società romana, la S.S. Lazio.
Ha appassionato generazioni con i suoi film e con le sue imprese sportive.
“Mio papà ha vissuto molte vite”…
“Mio papà”, spiega Cristiana Pedersoli, “ha vissuto molte vite ma quella cui era più affezionato è stata sicuramente quella di sportivo. Per lui lo sport era sacrificio, cultura. Grazie allo sport aveva capito quale era il suo vero valore”.
Cristiana, che uomo era tuo padre? “In equilibrio con sé stesso. Un padre affettuoso. Aveva una grande energia positiva e attirava le cose buone. Aveva una filosofia che lo ha accompagnato tutta la vita: allontanare ciò che poteva in qualche modo avvelenarlo”.
Abbiamo scritto delle sue tante vite. Lui che diceva di questo? “Spesso sentivo dirgli ‘Ho fatto talmente tante cose nella vita che non so proprio come sia riuscito a farle tutte’. E’ stato un uomo soddisfatto”.
Un ricordo della tua di gioventù. “Avrò avuto cinque anni o giù di lì. Mi accadeva di andare da lui mentre riposava. A quel punto mi prendeva per i fianchi e mi faceva volare imitando il rumore di un aeroplano. Ho il ricordo, poi, della sua mano gigantesca. Amavo stringerla per prendere un po’ della sua energia e perché mi sentivo protetta. Ancora oggi, ogni tanto, mi siedo sulla sua poltrona sperando di assorbire ancora un po’ della sua energia”.
ASI ha voluto intitolare un premio alla figura di tuo padre. “Ne sarebbe stato felice. Un ente di promozione come ASI rappresenta veramente i valori dello sport per tutti. Tante discipline, praticate in ogni età. Lo sforzo di fare cultura e trasmettere i veri principi che dallo sport derivano. Parteciperemo volentieri a Sport&Cultura e siamo onorati che una sezione del premio sia intitolata a mio padre”.
Papà attore? “Lui, nonostante i tanti film fatti, non si riteneva tale. Si definiva un ‘personaggio’. In qualche modo portava sé stesso sul set. Lo sport era veramente ciò che definiva il suo valore non il cinema”.
Hai ricordi tuoi su un set? “Tantissimi. E’ sul set che ho imparato a muovermi come un felino. Le prime volte mi capitava di stare troppo vicino alla scena e di prendermi le occhiatacce di papà. Con il tempo avevo imparato a diventare invisibile…”.
Ti ha mai raccontato come aveva iniziato a nuotare? “Si… Era al mare. Minuzzo, marinaio amico di famiglia, lo aveva letteralmente buttato in acqua. A quel punto gli disse di cavarsela e di rimanere a galla da solo. Per lui è un po’ sempre stata la metafora della vita. Lo stesso ha fatto con me. In piscina, però”.
Vi ha mai detto di intraprendere la carriera agonistica? “Ci ha sempre spinto a fare sport ma mai a farlo diventare una professione. Diceva che, rispetto ai suoi tempi, tutto era cambiato e più esasperato. Che, per arrivare a certi livelli, bisognava sacrificare troppo. Ci chiedeva di essere felici e di vivere la nostra vita con serenità senza essere schiavi di nulla, nemmeno dello sport”.
“Papà ha trasformato in arte le sue passioni. Ha praticato la strada della gioia come condivisione di sentimenti di pace perché una sana risata è, a pieno titolo, un’opera d’arte che fa bene allo spirito, allo sport e alla cultura”…
C’è un altro sportivo in casa PedersoliIl nome è quello del nonno. C’è solo “jr” a distinguerlo oltre alla disciplina nella quale è già diventato un nome. Carlo Pedersoli Jr è un campione di arti marziali miste, combatte nella federazione statunitense ‘Bellator MMA’ e vanta uno striking fluido e spettacolare, che vede nei calci le sue mosse più imprevedibili ed efficaci. Solido nella lotta a terra, specialista nelle sottomissioni, Pedersoli jr. vanta, inoltre, un ottimo tempismo sulle proiezioni e un’ottima takedown-defence. “Cerco di portare il combattimento al mio ritmo e di spegnere quello dell’avversario”, spiega. “Ho un approccio molto tecnico e non legato alla foga”. Del nonno hai un ricordo nitido? “Un esempio, per me. Un modello da imitare. Sia per i risultati sportivi che nella vita. Era amato dal suo pubblico, dagli amici, dalla famiglia, da chi aveva la fortuna di conoscerlo”. Sei emozionato quando racconti di tuo nonno? “In famiglia trasmetteva voglia di vivere. Era simpatico, sempre disponibile. Ironico. Nella vita aveva tanti hobby: gli piaceva, ad esempio, andare a vedere i modelli appena usciti delle macchine. E, in questo tour, mi portava con sé. Per me è stato un esempio positivo. Hai scelto, però, una disciplina diversa da quelle che praticava il nonno. Ma, di lui, hai ereditato la passione sportiva per la Lazio. “Le Arti Marziali Miste le ho conosciute grazie a uno zio. Ho provato e ho vinto il primo campionato a mani basse. Della Lazio, lui non perdeva una partita almeno in televisione. Era fortemente legato a questa società, per la quale aveva gareggiato, nella sua accezione polisportiva, più ampia, più nobile. La Lazio è una società che conta quasi settanta discipline praticate e centoventi anni di storia. Della quale nonno ha fatto parte”. |
[ Fabio Argentini ]
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