Notizie

17.12.2019

Istituzionale

| Calcio

Professionismo nel mondo femminile. Ecco il quadro realistico

Le atlete italiane potranno diventare professioniste. La sintesi proposta dalla stampa, a seguito dell’emendamento alla legge di Stabilità approvato il 12 dicembre dalla Commissione Bilancio del Senato, è quantomeno fuorviante e stimola una serie di riflessioni proposte dal nostro Presidente Claudio Barbaro. 

"La narrazione che viene fatta sul presunto professionismo delle atlete è fortemente demagogica e fuorviante per l'opinione pubblica. Nessuno dice, infatti, che l'emendamento alla legge di Stabilità – approvato il 12 dicembre dalla Commissione Bilancio del Senato e destinato a diventare legge, quando la manovra verrà ratificata definitivamente dal Parlamento, – non comporterà nessun obbligo per le federazioni ad intraprendere la strada del professionismo per le atlete delle rispettive discipline, quindi l'adesione alla legge 91/1981 mediante delibera, sarà una scelta libera e non sindacabile delle stesse", così ha spiegato Barbaro.

Un esonero contributivo a tempo. E poi?
Il governo ha previsto che le federazioni potranno usufruire di un esonero contributivo nei primi tre anni. L’emendamento prevede un versamento del 100% dei contributi previdenziali e assistenziali entro il limite massimo di 8mila euro su base annua, ovvero per un ingaggio lordo di 30mila euro. Un investimento statale che si aggira sugli 11 milioni solo per gli sgravi fiscali per il triennio 2020-2022. Il governo, però, poi nulla dice sul futuro, perché per reperire fondi nel mondo dello sport o si sceglie che lo Stato si faccia carico delle spese o che le stesse si generino attraverso risorse interne del sistema sortivo italiano: si sceglie, cioè, di creare un sistema sorretto dai soldi di Stato o da poco chiare fonti interne, senza ammettere che il movimento ancora non riesce a produrre quegli introiti necessari per coprire il costo dei contratti di lavoro subordinato che ne potrebbero derivare.

La forbice tra ricchi e poveri
Una diretta conseguenza di questo provvedimento, ove dovesse passare, corrisponderebbe anche a un ulteriore allargamento della forbice tra club più ricchi e quelli più poveri: questa incentivazione potrà essere meglio assorbita dalle società sportive di livello, nel caso ad esempio del calcio, che già fanno la Serie A, che attirano capitali privati o che rappresentano sezioni femminili di società importanti e strutturate, come nel caso della Juventus, a danno di realtà più piccole che combattono quotidianamente, oltre che sul campo, anche con i bilanci.
 
Una discriminazione al contrario
Uscendo dalla sfera legislativa ed economica, il passaggio delle donne al professionismo, potrebbe addirittura creare una discriminazione verso i praticanti dell’altro sesso che avrebbero degli svantaggi rispetto alle donne. L’uno potrebbe rimanere dilettante per tutta la vita e non avere accesso a nessun’altra forma di previdenza a fronte di una forzata protezione per le donne anche se non sussistono i requisiti finanziari perché questo accada.  

Pericoloso ragionare sull'onda della moda
Tema molto spinoso, quindi, che non deve essere in alcun modo affrontato con leggerezza: sull’onda della visibilità data dall’ultimo mondiale svoltosi in Francia o guardando all’estero dove, in molti Paesi come ad esempio gli Stati Uniti, le ragazze del calcio sono delle vere e proprie star in grado di muovere grossi interessi economici o anche, e soprattutto, sulla moda del opportunisticamente corretto spesso sfruttato dalla politica. Creando dei danni ai quali sarebbe poi difficile porre rimedio.

[  Fabio Argentini  ]
 
 
 
In Evidenza