03.05.2022
Sport
| Motori
Sahara Racing Cup. Tappa finale di sette ore
La tappa del 30 aprile ha entusiasmato tutti i partecipanti. Ma proprio tutti tutti. Al mattino dopo aver lasciato l’Hotel di Douz che, ricordiamo, è chiamata la Porta del Deserto e aver percorso una decina di chilometri di trasferimento su una strada asfaltata costellata di dune, hanno affrontato la prima prova del giorno. Una lunga prova di quasi 200 chilometri fatta di cordoni di dune nel vero deserto del Sahara. La prova iniziava a pochi chilometri dal parco naturale del Jebil per poi costeggiarlo per moltissimi chilometri prima di addentrasi nel deserto costellato da dune di media altezza. Dune che hanno messo a dura prova tutti gli equipaggi. Sia quelli a bordo delle piccole ma agguerrite Panda che i potenti mezzi fuoristrada concepiti proprio per affrontare questi percorsi e queste difficoltà. Moltissimi sono stati costretti a spalare la sabbia sotto le vetture per poter proseguire. Altri invece hanno dovuto ricorrere all’inarrestabile mezzo di assistenza messo a disposizione dall’organizzazione per essere trainate fuori dalla sabbia e poter proseguire la loro prova e raggiungere il campo di Tembaine.
L’arrivo al campo lascia il visitatore letteralmente senza fiato. Anche chi lo ha già visto. Le emozioni che da sono incredibili. Una piana con terreno simile alla superficie di Marte circondato da alte dune che poi proseguono per migliaia di chilometri verso la Libia e verso sud oltrepassando i confini e arrivare sino al Mali e all’Algeria. A proteggere il campo due montagne che seppur non molto alte riescono a proteggerlo dalle tempeste di sabbia. Queste montagne, rocciose solo nella loro parte più alta assomigliamo, nella loro morfologia, alla famosa montagna con la vetta spianata del film Incontri Ravvicinati. La sera poi il tutto si colora con i caldi toni del tramonto. A fare da sentinella sull’accampamento c’è un unico albero. Uno. Solo. Che cresce nella parte superiore delle dune dove non c’è nemmeno un filo di erba o un arbusto. E proprio questo albero solitario è stato il protagonista dell’ultima prova della giornata. I partecipanti infatti dovevano raggiungerlo e ridiscendere. Cosa davvero impegnativa. Ma molti, anche tra le piccole Panda ci sono riusciti dando prova di grande abilità nell’affrontare l’impegnativa salita. A seguire la cena con gli immancabili prodotti locali e una festa a lume di candela e musica suonata dai gestori del campo che si è protratta sino a tarda ora. Ma prima di andare a dormire nelle splendide tende berbere tutti sono rimasti letteralmente a bocca aperta ad ammirare il cielo stellato. Uno spettacolo che purtroppo non siamo più abituati a vedere nelle nostre città e paesi a causa dell’inquinamento luminoso. In questa zona della Tunisia piove 4 giorni all’anno. Potevano i partecipanti rinunciare a questo fenomeno? Assolutamente no. Infatti il 30 aprile, giorno dell’ultima tappa prima dell’ennesima e questa volta violenta tempesta di sabbia…è anche piovuto. Non molto in verità. Solo per un paio di ore al mattino. Ma tant’è. In questa zona della Tunisia piove 4 giorni all’anno e mai negli ultimi due. Al pari delle tempeste di sabbia che qui non durano mai più di un o due giorni. Invece… Il Sahara Racing Cup è stato accompagnato spesso da questo affascinante quanto terribile fenomeno della natura.
La tappa finale infatti è stata decurtata dell’ultima prova. Ma lo spettacolo e l’avventura non ha avuto eguali. La maratona finale di 100 chilometri tra Tembaine e Douz ha impegnato i partecipanti per oltre 7 ore. Non proprio una passeggiata. Ma il Sahara Racing Cup è avventura. E’ sport ma anche amicizia tra gli equipaggi. Tutti hanno offerto aiuto agli altri equipaggi con uno spirito di fratellanza difficilmente riscontrabile in altre occasioni. È il bello dello sport. Il rispetto delle regole, degli avversari, dei compagni di squadra. Ricordiamo ancora una volta che il SRC è stato anche solidarietà verso chi vive situazioni meno facili della nostra. Un’avventura che ha cambiato sicuramente tutti i partecipanti e che ha lasciato loro il segno nel cuore e nell’anima. Le tracce che hanno lasciato nel deserto non verranno coperte dalla sabbia ma rimarranno per sempre dentro il Sahara e dentro di loro.
[ Paolo Di Pinto ]
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