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15.11.2018

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ASI e Cicloturismo: parola al direttore tecnico Emiliano Cantagallo

Emiliano Cantagallo (nella foto al centro, insieme al direttore generale ASI Diego Maulu e al responsabile del settore ASI Cicloturimo Gino Iaculli), è appena entrato a far parte della famiglia ASI con l’incarico di direttore tecnico settore ASI Cicloturismo. Insieme a Gino Iaculli, responsabile del medesimo settore, si stanno gettando le basi per un binomio, ASI-Cicloturismo, senza dubbio vincente.

Tante le aspettative su questa discplina -in Italia forse ancora indietro rispetto agli altri paesi europei- che rappresenta il futuro dello sport della bicicletta, ma anche una direttrice di nuovo sviluppo per il nostro meraviglioso Paese.

Emiliano, in poche parole, come definisce il cicloturismo?
Semplice: tutto ciò che gira, a 360 gradi, intorno alla bici ed al suo mercato nel mondo. Qualche esempio? Turismo, ciclisti, alberghi, territori, impatto sul territorio stesso. E tanto altro. Tutti incentivi per praticare questo sport in maniera più “professionale”. Fermo restando che, la bici, come dice anche Gino (Iaculli n.d.r.) è uno stile di vita.

Quali sono i suoi obiettivi adesso, chiaramente funzionali anche ad ASI?
Beh, innanzi tutto sono onorato di far parte di questo prestigioso Ente di promozione sportiva che più di tutti ha creduto e investito su questa disciplina. E’ ancora presto per dire cosa sarà e non sarà fatto. Sono stato nominato direttore tecnico soltanto due giorni fa. Posso dire di voler creare qualcosa di importante per questo movimento e che darò tutto me stesso affinché ciò avvenga. 

Può dirci qualcosa di più a riguardo?
Non voglio svelare nulla. Chiaro è che stiamo lavorando ad un evento importante. Un evento targato ASI naturalmente, un corso, se così possiamo chiamarlo, lungo ed itinerante. Magari anche con un esame finale. Ma non fatemi dire altro, non voglio rovinarvi la sorpresa. 

Lei possiede un albergo, l’unico albergo per i ciclisti. E’ vero?
Certamente. La mia passione per la bicicletta supera ogni confine. Si chiama “Pendenze Pericolose”. Si tratta di un borgo, appunto, solo per ciclisti con bici da strada ed i rispettivi accompagnatori, dotato di qualsiasi tipo di confort. Si trova in Carnia nell'alto Friuli, una terra resa famosa dai continui passaggi del Giro d'Italia e dalle sue salite, alcune tra le più impegnative del pianeta, altre tra le più suggestive e godibili. 

In Italia, però, siamo ancora indietro nel cicloturismo
Molto indietro, sì. In Europa è una disciplina molto praticata, anche se devo dire che nel nostro paese è in espansione rispetto a qualche anno fa. Il cicloturismo ha tutte le carte in regola per diventare un’attività che può crescere e dare nuove opportunità anche nel nostro Paese.
L’importante è trovare persone valide, capaci, che sappiano valorizzare tutto questo contesto bellissimo.

E in che modo si fa?
Si valorizzano le strutture, si cerca di privilegiare gli ospiti dotati di bicicletta, fornendo loro servizi all’avanguardia, idonei per gli alloggi. Il “bike friendly” si chiama.
In tutta Europa sono stati fatti passi da gigante, adesso, con ASI, tocca a noi!.

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