Una nuova fotografia della pratica sportiva in Italia

Stadio Olimpico di Roma: seconda edizione dell’evento di presentazione del Rapporto Strategico dell’Osservatorio Valore Sport di The European House of Ambrosetti.

Due giorni di dibattiti, tavole rotonde, presentazione e discussione di dati e numeri frutto della strutturata ricerca effettuata dell’Osservatorio Valore Sport. Alla presenza delle massime autorità della Governance dello sport italiano, il Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, il Presidente del CONI Giovanni Malagò, il Presidente del CIP Luca Pancalli, il Presidente di Sport e Salute Marco Mezzaroma, manager e dirigenti sportivi del settore pubblico e privato, opinion leader e stakeholder, si è discusso di come riportare lo sport e la cultura del movimento al centro dell’agenda politica per creare valore per il Paese.

I DATI SALIENTI

Il focus principale, ovviamente, era la presentazione dei risultati delle valutazioni di impatto e delle raccomandazioni di policy contenute nel secondo rapporto. La fotografia della pratica sportiva del Paese risulta sfocata. Basta pensare che il 60% delle scuole non ha una palestra e, ancora più allarmante, il 94,5% di bambini e adolescenti non pratica l’attività sportiva secondo i criteri dettati dall’Oms (nella fascia d’età dao 5 ai 17 anni dovrebbero praticare almeno 60 minuti di attività fisica al giorno) risultando così il peggior Paese OCSE. Sempre in base ai criteri dell’Oms, in linea generale l’Italia risulta essere il 4° peggior Pese dell’OCSE per quota di popolazione sedentaria tra gli adulti, con il 44,8% che non raggiunge un adeguato livello di attività fisica. Restando nel nostro Paese, si evince come abbiamo una scarsa propensione alla pratica sportiva diversificata. Ginnastica, calcio e nuoto sono le tre discipline più praticate, seguite da atletica e ciclismo: di tutte le altre discipline sportive praticabili, nessuna raggiunge una quota superiore al 10%! Anche i dati dell’impiantistica sono sbiaditi. In Italia si contano 77.000 infrastrutture dedicate allo sport, quindi 131 impianti ogni 100.000 abitanti, il 22% in meno della media europea. Di questi impianti, il 44% è stato realizzato negli anni ’70 e ’80, e l’8% di essi non risulta funzionante.

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https://acadmin.ambrosetti.eu/dompdf/crea_wmark.php?doc=L2F0dGFjaG1lbnRzL3BkZi9yYXBwb3J0by1vc3NlcnZhdG9yaW8tdmFsb3JlLXNwb3J0LTIwMjQtMjAyNDAyMTIxOC5wZGY%3D&id=19690&muid=corporate

Alla due giorni l’ASI era presente in qualità di osservatore interessato con il Direttore Generale e il Segretario Generale Achille Sette. “È stata un’occasione di discussione e confronto per il posizionamento strategico dello sport in Italia”, ha detto il Segretario Generale. “L’obiettivo comune rimane quello di creare e divulgare conoscenza e consapevolezza dell’importanza di combattere la sedentarietà, rilanciare la cultura del movimento nei territori e porla al centro delle agende politiche e culturali del Paese”.

“Seppur gli indicatori delle diverse ricerche andrebbero omogeneizzati, un dato è chiaro: l’Italia permane agli ultimi posti in Europa evidenziando un sistema che stenta a mettersi in movimento. La lotta alla sedentarietà, dato allarmante anche nei bambini, richiede un diverso approccio che non si basi solo sull’ampliamento delle strutture sportive, fortemente carenti nel nostro Paese, ma che operi sul risveglio della cultura del movimento come elemento fondamentale sociale e di prevenzione. ASI come Ente di Promozione Sportiva ha un ruolo fondamentale perché è dalla base, dalle famiglie e dallo sport dilettantistico che si deve ripartire”, ha aggiunto il Direttore Generale Fabio Salerno.

 

Lidia Bonaparte, esule da Pola. Con lei i ragazzi del Quartiere Giuliano Dalmata. La storia che si tramanda  

De Nardi e Mazzolini si impongono nell’XI Edizione della Corsa del Ricordo di Roma. 

“Un’esule da Pola, accompagnata da tanti bambini della scuola presente nel Quartiere Giuliano-Dalmata, ha scortato la corona deposta alla base del monumento. La storia, dimenticata per troppo tempo, continua a essere tramandata di padre in figlio grazie a una comunità straordinaria”. Queste le parole del Presidente di ASI Claudio Barbaro a margine della Corsa del Ricordo che ha visto la vittoria, nella gara maschile e con il tempo di 30:56 del ventottenne triestino Martino De Nardi (Trieste Atletica) che ha voluto essere al via della gara di Roma, oltre per la sua grande passione per il running perché particolarmente sensibile alle vicende legate agli eccidi delle foibe e dell’esodo Giuliano Dalmata. “Trieste è una città dove si percepisce ancora quanto è avvenuto in quei tragici anni – ha spiegato – e noi, attraverso lo sport dobbiamo dare, in occasione di questi giorni, il nostro contributo alla memoria e al ricordo. Correre a Roma, in questo quartiere, è bello sotto il profilo tecnico ma anche per quel che rappresenta questo evento”.
Al secondo posto nella classifica Alessandro Giacobazzi dell’Aeronautica Militare, che ha preceduto Daniele Marcelli dell’Atletica Aquila.

Partecipata e combattuta la gara femminile che ha visto arrivare con le braccia alzate l’atleta del Gruppo Atletica Verbania Sonia Mazzolini prima in 36:41. Alle sue spalle la svedese Hanna Bergstrom, recente vincitrice di Corri per la Befana, al traguardo in 37:41, al terzo posto Kalliopi Schistocheili (Liberatletica) che ha fermato il tempo a 37:47.
Nella prova non competitiva sui 10 km, riservata ai tesserati degli Enti di Promozione Sportiva, il successo è andato a Michele Pistillo che ha preceduto Pablo Romero e Alessandro Meschini.
Il trofeo Tokyo ’64, riservato ai marciatori, è stato vinto da Filippo Antonio Capostagno davanti a Romano Mancini e Francesco Crudo.

Tributo alla storia.
La corsa lascia spazio alle emozioni

La parte agonistica naturalmente è stata l’occasione per una sentita commemorazione dedicata alle vittime delle Foibe e agli esuli. Il via della gara è stato accompagnato dalle note dell’Inno di Mameli mentre le premiazioni dei vincitori sono state precedute dalla deposizione di una corona di fiori davanti alla stele posta in via Oscar Sinigaglia che ricorda l’esodo delle popolazioni italiane e dalla folta comunità che si stabilì proprio nel quartiere Giuliano Dalmata.

I paracadutisti sono schierati ai lati del “corridoio” che conduce dalla chiesa al monumento. Un passo avanti, anche il trombettiere e, sopra il gradino, attendono il Presidente di ASI Claudio Barbaro e l’organizzatore della corsa e Presidente di ASI Lazio Roberto Cipolletti. Una prima delegazione parte dalla chiesa: è composta da due paracadutisti con la corona e, davanti, Donatella Schürzel, Vicepresidente nazionale ANVGD in rappresentanza delle comunità di esuli. Posizionata la corona, dalla chiesa parte una seconda delegazione: Lidia Bonaparte esule prima generazione da Pola è accompagnata da dieci bambini della scuola elementare Giuseppe Tosi presente nel Quartiere Giuliano-Dalmata: una storia nascosta da tanti troppi anni continua a essere tramandata.
Viene ordinato l’attenti, suonato il silenzio, mentre (in contemporanea) alle spalle del monumento vengono accesi fumogeni tricolori.

 

Roberto Cipolletti: “Con la Corsa del Ricordo,
momenti di gioia e di riflessione”

Numerose le autorità presenti alla cerimonia. Claudio Barbaro Presidente di ASI, Federico Rocca della Commissione Sport di Roma Capitale, Teresa Maria Di Salvo presidente del IX Municipio, Riccardo Viola Presidente del CONI Lazio, Fabrizio Ghera Assessore della Regione Lazio, Daniele Rinaldi Consigliere Municipio V, Marino Micich direttore dell’Archivio Museo storico di Fiume di Roma.
La Corsa del Ricordo quest’anno ha goduto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il progetto “Corsa del Ricordo” è vincitore di Avviso pubblico promosso da Roma Capitale in collaborazione con Zetema Progetto Cultura.

Particolarmente soddisfatto l’organizzatore Roberto Cipolletti al termine della gara: “Anche quest’anno abbiamo colto nel segno riuscendo a regalare momenti di gioia e al contempo di riflessione attraverso lo sport. Con la Corsa del Ricordo, noi di ASI, abbiamo voluto accendere anche il nostro riflettore sui tragici fatti che hanno colpito i nostri connazionali del confine orientale alla fine della Seconda Guerra Mondiale. A migliaia hanno perso la vita nelle foibe, oltre 350.000 gli esuli che hanno dovuto abbandonare casa, terra, sogni, speranze. La manifestazione ha ormai travalicato i confini cittadini e quest’anno si svolgerà in ben nove città da nord a sud per l’Italia. Nell’arco di tutto l’anno lanceremo il nostro messaggio storico e culturale perché nessuno dimentichi”.

Ringraziamenti

Anche quest’anno la corsa ha colto nel segno riuscendo a regalare momenti di gioia e al contempo di riflessione attraverso lo sport.
“Con la Corsa del Ricordo – spiega – noi di ASI, abbiamo voluto accendere anche il nostro riflettore sui tragici fatti che hanno colpito i nostri connazionali del confine orientale alla fine della Seconda Guerra Mondiale. A migliaia hanno perso la vita nelle foibe, oltre 350.000 gli esuli che hanno dovuto abbandonare casa, terra, sogni, speranze.
La manifestazione ha ormai travalicato i confini cittadini e quest’anno si svolgerà in ben nove città da nord a sud per l’Italia. Nell’arco di tutto l’anno lanceremo il nostro messaggio storico e culturale perché nessuno dimentichi. Grazie alle istituzioni sportive e politiche, alle associazioni Giuliani Giuliano Dalmate per la vicinanza ed il sostegno.
Ma soprattutto grazie a chi questa corsa la rende possibile, a cominciare dalle associazioni, dalle società sportive e dagli atleti provenienti non solo da Roma, grazie ad Andrea Roberti, Marco Carotti, Alessandro Cochi, Umberto Autieri, Veronica Santese, Tiziana Romani, Sandro Giorgi e a tutti i volontari. Grazie anche a Gianluca Montebelli (addetto stampa e non solo) e Alessio Di Francesco.

E grazie a Fabio Argentini e Nicola Trusiani (e tutto il gruppo sportivo dei paracadutisti romani) per la bella e toccante cerimonia che ha visto protagonisti l’esule Lidia Bonaparte e i bambini della scuola Tosi con la preside Stefania Fiaschitello.

Grazie al GSBRun – Gruppo Sportivo Bancari Romani (Laura e Luciano Duchi, Alessandro Oronzini e tutti gli altri) per il supporto tecnico sul percorso, Asd LBM Sport Team e Gianfranco Balzano per il supporto nella distribuzione dei pettorali ed a Timing Data Service TDS per la rilevazione tempi, Protezione Civile Arvalia – Prociv Arci (Luciano Trauzzola), Sabina Soccorso (Gianluca Autullo) e Novagraf (Graziella Colaiacomo).

Grazie a tutti quelli che si sono impegnati per questa XI edizione della Corsa del Ricordo ed a tutti quelli che si impegneranno per le prossime edizioni di tutta Italia”.

Io non ho mai dimenticato chi sono

“Io non ho mai dimenticato chi sono. Da dove vengo. Le mie origini”: queste le parole di Nino Benvenuti scritte sulla ‘Panchina Azzurra’ insediata sulla Via Laurentina e dedicata agli atleti Azzurri Giuliano e Dalmati. Sulla panchina ci sono le targhe a Pamich, Missoni e, ovviamente, Nino Benvenuti. Inaugurata ieri, grazie all’impegno del IX Municipio rappresentato dalla Presidente Teresa Maria Di Salvo, ha rappresentato un altro momento toccante dopo la Corsa del Ricordo.

Viaggio nella memoria. Il mondo dello Sport contro ogni discriminazione

Una tre giorni di riflessione, condivisione e confronto con l’obiettivo di coltivare la memoria e ribadire l’impegno del sistema sportivo italiano nella diffusione e promozione della cultura del rispetto, del contrasto a ogni forma di razzismo e di discriminazione. Presente per ASI il Vicepresidente Vicario Bruno Campanile.

“Viaggio nella Memoria”: una missione alla quale hanno partecipato novantotto, tra atleti olimpici e paralimpici, dirigenti e tecnici organizzato dal Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Comunità Ebraica di Roma. Al seguito della delegazione anche il Presidente di Sport e Salute, Marco Mezzaroma, l’Ad, Diego Nepi Molineris, il numero uno dell’Istituto per il Credito Sportivo, Beniamino Quintieri e i Vicepresidenti di CONI e CIP, Claudia Giordani e Roberto Valori.

Per la prima volta la comunità sportiva, presente in tutte le sue articolazioni, intraprende questo viaggio per ricordare uno dei momenti più bui della storia dell’umanità, perché lo Sport sia vissuto sempre per unire, mai per dividere e discriminare.

Per ASI era presente il Vicepresidente Vicario Bruno Campanile: “Incredulità. Questa la prima sensazione, appena varcata la porta di Auschwitz. Una sensazione che è rimasta dentro per tutta la durata della visita e che ancora è ben viva. E una domanda forse banale ma alla quale è difficile dare veramente una risposta: come è stato possibile che sia accaduto tutto questo? E ancora: come è possibile che ci sia stato un tale odio razziale, con tutto quello che è seguito di discriminazione e persecuzione?”.    

“Il mondo dello sport – sottolinea ancora Campanile sottolineando l’importanza di questo viaggio – è da sempre un mezzo straordinario di comunicazione e capace di stimolare riflessione e condivisione. Il nostro Ente è da tanti anni impegnato, ad esempio, sulla Corsa del Ricordo a testimonianza di un altro dramma, quello delle foibe e dell’esodo Giuliano-Dalmata.
Che tanti rappresentanti del mondo sportivo abbiano partecipato a questo viaggio nella Memoria, rientra nell’ottica di quanto ho appena sottolineato: rievocare, affinché certe cose non avvengano mai più.
Una speranza, purtroppo, sovente tradita anche ai giorni nostri
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Dopo aver visitato, il primo giorno, la fabbrica di Schindler e il quartiere ebraico, la delegazione è entrata nei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau. “Sono stati i momenti emotivamente più profondi – racconta il ministro Abodi – quelli che hanno lasciato il segno. Da un lato c’è stato il silenzio della riflessione, dall’altro gli sguardi eloquenti di tutti noi, nei quali emergeva evidente la commozione. Credo che ognuno dei presenti entrati in questi luoghi del dolore ne sia uscito diverso. Una visita del genere ti lascia nell’anima qualcosa che ti cambia. Migliora la coscienza”.

“Coltivare la memoria – prosegue Abodi – è fondamentale. La cronaca del tempo che viviamo dimostra quanto la storia del secolo scorso non abbia ancora insegnato abbastanza gli orrori delle guerre che rinnovano dolorosamente scenografie dell’orrore. La cultura della memoria è fondamentale per non abbassare la soglia dell’attenzione”. Poi conclude: “Chiunque era qui ha riconosciuto il valore della condivisione. È un significato che va raccontato e sono convinto che la testimonianza delle 98 persone presenti in questo viaggio, che appartengono alla grande comunità dello sport italiano, produrrà ulteriori effetti positivi. Cercheremo di fare in modo che anche chi non è venuto possa condividere i sentimenti che abbiamo ‘allenato’. Dopodiché, tanto più in queste circostanze, conteranno i fatti”.

“Gli italiani e lo Sport”: presentato oggi a Roma il report 2023

ANALISI SULLO STATO DI SALUTE DELLA PRATICA SPORTIVA E I FACTSHEET 2023.

Questa mattina, nella Sala Conferenze di Esperienza Europa “David Sassoli” di Roma, sono stati presentati il report “Gli Italiani e lo Sport”, i Factsheet 2023 e lo Sportcity Journal, realizzati dall’Osservatorio permanente sullo sport, spin-off di Fondazione SportCity, in collaborazione con Istat, IBDO Foundation e Istituto Piepoli.
Alla presentazione, moderata dal giornalista Federico Pasquali, sono intervenuti Federico Serra, Presidente dell’Osservatorio Permanente sullo Sport, Fabio Pagliara, Presidente Fondazione SportCity, Elisabetta De Blasis, Parlamentare Europeo, Dino Giarrusso, Parlamentare Europeo, Massimo Pronio, Responsabile Comunicazione della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, Veronica Nicotra, Segretario Generale ANCI, Andrea Lenzi, Presidente CNBBSV della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Paolo Sbraccia, Vicepresidente Vicario di IBDO Foundation, Roberta Crialesi, Dirigente il Servizio Sistema integrato salute, assistenza e previdenza Istat e Roberto Lamborghini, Sport Advisor Sg Plus.

IL RAPPORTO “GLI ITALIANI E LO SPORT”
Un lavoro complesso e articolato, realizzato con i contributi di 28 esperti e 10 parlamentari (Chiara Appendino, Mauro Berruto, Paolo Ciani, Guido Quintino Liris, Simona Loizzo, Paolo Marcheschi, Roberto Pella, Mario Occhiuto, Fausto Orsomarso, Daniela Sbrollini), con un intervento del Ministro dello Sport e dei Giovani Andrea Abodi e con le prefazioni di Giovanni Malagò, Presidente del CONI, Luca Pancalli, Presidente del CIP, Claudio Barbaro – Sottosegretario all’Ambiente e alla Sicurezza energetica e Presidente di ASI e Marco Mezzaroma, Presidente di Sport e Salute.

Sono dati che indicano come nel 2022, in Italia, la quota di persone sedentarie, che dichiarano cioè di non svolgere né sport né attività fisica nel tempo libero, è pari a più di un terzo della popolazione. Potremmo dire che siamo un popolo di “sportivi da salotto”. Una fotografia impietosa che riguarda maggiormente il Sud e le isole, dove paradossalmente le condizioni climatiche dovrebbero consentire una maggiore attività motoria all’aperto. Il forte gradiente Nord–Sud con i tassi più bassi registrati nelle province autonome di Trento (16,2%) e Bolzano (16,9%) e i più alti in Calabria (59,3%) e Sicilia (59,3%), mostra un’Italia spaccata in diverse realtà geografiche. Analogamente, in altre regioni meridionali più della metà della popolazione non pratica sport né attività fisica: Campania (55,1%), Puglia (54,8%) e Basilicata (53,7%). Inoltre in Sicilia, Calabria e Puglia la graduale diminuzione della sedentarietà osservata nell’arco di 20 anni è stata annullata dall’incremento osservato nel 2022.

I dati Istat confermano le ben note disuguaglianze sociali, con differenze marcate rispetto al titolo di studio a tutte le età ed in particolare tra le persone adulte di 25-44 anni: nel 2022 la quota di persone con basso titolo di studio che non pratica sport o attività fisica è oltre il doppio rispetto a quella di chi ha un titolo di studio più elevato (49,7% vs 17,9%). Inoltre nell’arco temporale di venti anni (2001- 2021) la sedentarietà è diminuita in misura maggiore tra le persone con titolo di studio alto accentuando le diseguaglianze sociali.

Durante la giornata, sono stati presentati anche i Factsheet 2023 (https://issuu.com/affaelecreativagroupcom/docs/factsheet_2023_v2) che riguardano una ricerca sull’obesità realizzata in ciascuna delle Regioni Italiane, e lo Sportcity Journal di gennaio 2024 (questo il link per leggere la rivista – bit.ly/3Sj6DgT), numero dedicato al parere di iniziativa approvato lo scorso novembre dal Comitato delle Regioni dell’UE sul “Costruire il modello sportivo europeo basato sui valori, dal basso verso l’alto: un mezzo per favorire l’inclusione e il benessere sociale dei giovani europei”.

IL RAPPORTO: (https://issuu.com/raffaelecreativagroupcom/docs/gli_italiani_e_lo_sport_2024)

 

LE DICHIARAZIONI

“A piccoli passi stiamo completando la ‘rivoluzione dolce’ che avevamo iniziato e stiamo arrivando alla ‘Repubblica del movimento’ – dice Fabio Pagliara, Presidente Fondazione Sportcity – Questo report dell’Osservatorio permanente sullo sport fotografa, grazie agli interventi autorevoli di rappresentanti del modo del governo, del parlamento, dello sport, della salute e benessere e del contributo dei dati di Istat, di IBDO Foundation e di Istituto Piepoli, il sentiment dello sport nel nostro Paese in questa migrazione verso una vera Repubblica del movimento”.  

“Quelli presentati oggi sono dati che devono far riflettere su come viene erogata la cultura sportiva e del movimento nel nostro Paese. – dichiara Federico Serra, Presidente dell’Osservatorio permanente dello sport della Fondazione SportCity – Sono molte le differenze che emergono: tra nord e sud, tra le singole regioni,  ma anche tra giovani e anziani, donne e uomini ecc. Il dato più significativo, e preoccupante, è quello della scarsa propensione di giovani a fare sport. I dati Istat confermano le ben note disuguaglianze sociali, con differenze marcate rispetto al titolo di studio a tutte le età ed in particolare tra le persone adulte di 25-44 anni. Nel 2022 la quota di persone con basso titolo di studio che non pratica sport o attività fisica è oltre il doppio rispetto a quella di chi ha un titolo di studio più elevato (49,7 per cento vs 17,9 per cento).  La recente legge che inserisce lo sport nell’articolo 33 della nostra Costituzione, apre una speranza che avvengano interventi omogeni e organici su tutto il territorio nazionale eliminando un gap territoriale inaccettabile dal punto di vista etico e sociale”.

“Gli stessi fattori, che dalla seconda metà del secolo scorso hanno portato all’allungamento della vita media fino ai livelli attuali, hanno anche portato, talora obbligato, ad una maggiore attitudine alla sedentarietà – dice Andrea Lenzi, Presidente CNBBSV della Presidenza del Consiglio dei Ministri – “Per questo, non solo lo Sport Agonistico, ma tutta l’Attività Fisica cosiddetta ‘Adattata’ (alle varie età, al genere, alle patologie, ecc.) rappresenta oggi, assieme alla corretta alimentazione, una vera strategia preventiva, ma anche una terapia per le malattie croniche non trasmissibili (metaboliche, cardiovascolari e polmonari, ecc.). Tale terapia dovrebbe diventare prescrivibile come un vero farmaco e ‘somministrabile’ a livello di apposite strutture sanitarie nell’ambito di una Terapia Educazionale”.

“Nel 2022, gli italiani che praticano sport nel tempo libero, in modo continuativo o saltuario, sono stati 19,9 milioni, più di un terzo della popolazione di 3 anni e più. – dichiara Roberta Crialesi, Dirigente il Servizio Sistema integrato salute, assistenza e previdenza Istat – Lo sport in modo continuativo è stato praticato dal 26,3 percento della popolazione per un totale di 15 milioni, mentre un altro 8,3 per cento ha svolto una pratica sportiva in modo saltuario. Nonostante le nuove generazioni mostrino livelli di pratica sempre superiori rispetto alle generazioni precedenti, quasi due terzi della popolazione continua a non praticare nessuno sport. Persistono gap su diversi livelli: il genere (nel 2022 il 40,2 per cento degli uomini pratica sport in modo continuativo o saltuario contro il 29,2 per cento delle donne), il territorio (tra Nord-Est e Sud ci sono oltre 15 punti percentuali di differenza nella pratica sportiva),  l’istruzione (negli ultimi 20 anni la pratica sportiva è aumentata soprattutto per uomini e donne con titolo di studio più alto, con seguente accrescimento del gap socio-culturale e il divario si attesta sui 35 punti percentuali), e ancora disuguaglianze che riguardano il reddito e la famiglia”.

“Una percentuale molto alta (80-90 per cento) della mortalità, morbosità e costi dei sistemi sanitari nei paesi occidentali, è causata da malattie che derivano da alterati stili di vita; tra questi spiccano l’aumento dell’introito calorico e la sedentarietà, che sono poi alla base dello sviluppo di obesità. – dichiara Paolo Sbraccia, Vice Presidente Vicario di IBDO Foundation – Nelle nostre società iper-tecnologizzate si sono raggiunti tassi di sedentarietà inimmaginabili nelle epoche precedenti che si traducono in riduzione dell’aspettativa di vita per la comparsa di malattie/fattori di rischio che sono divenuti, appunto, i killer delle nostre società. (obesità, diabete, ipertensione, dislipidemia, aterosclerosi, cancro ecc.). È quindi evidente che uno dei cardini della promozione della salute è rappresentato dall’implementazione dell’attività fisica. Tutti i dati della letteratura sono concordi nel ritenere che un’attività attività fisica regolare rappresenti un argine fenomenale nei confronti di molte malattie cronico-degenerative. Tuttavia, al momento, l’implementazione dell’attività fisica rimane un problema non risolto per il mondo sanitario, per una varietà di fattori. Manca infatti ad oggi qualunque ipotesi di rimborsabilità o di inserimento nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), oppure di detraibilità fiscale per le spese sostenute per l’attività fisica”.

“I numeri presentati oggi confermano che è giunto il momento che lo sport sia formalmente riconosciuto come strumento essenziale di politica pubblica e attore di comunità, in un’ottica secondo cui il ritorno sanitario e sociale che esso garantisce ai territori e alle loro comunità non sia disgiunto dagli aspetti connessi alla sua rilevanza economica – dichiara l’On. Roberto Pella, Vicepresidente vicario ANCI e Membro Commissione SEDEC Comitato delle Regioni dell’Unione Europea, Presidente Intergruppo parlamentare “Qualità di vita nelle città”, «Lo scorso novembre il Comitato delle Regioni dell’Unione Europea ha approvato un Parere d’iniziativa, da me presentato, sullo sport come infrastruttura sociale unica, che racchiude i valori stessi su cui si fonda l’Unione Europea. L’invito contenuto in questo parere d’iniziativa potrà promuovere un’azione fattiva da parte delle istituzioni, mettendo lo sport, quale realtà trasversale a una dimensione sociale, culturale, economica e sanitaria, al centro dell’agenda della politica”.

 

Libro Unico del Lavoro: ancora una proroga in ambito Riforma dello Sport

Con la circolare n.1 del 30 gennaio 2024 l’Ispettorato Nazionale del Lavoro è intervenuto, in tema di lavoro sportivo, sulla disciplina di tenuta del L.U.L. (Libro Unico del Lavoro) prevista dall’art.28 comma 4 del D.Lgs 36/2021. A norma di tale articolo ciascuna Associazione o Società sportiva dilettantistica nell’avvalersi di collaborazione coordinate e continuative ha l’obbligo di tenuta del L.U.L. come disciplinato dal D.L. 112/2008 artt.39 e 40, documento obbligatorio che riepiloga tutte le informazioni riguardanti aspetti anagrafici, di inquadramento, e retributivi dei rapporti di lavoro compresi quelli riguardanti le collaborazioni coordinate e continuative. La norma in questione consente l’adempimento attraverso l’ausilio dei professionisti incaricati in materia di lavoro (Consulenti del Lavoro, Commercialisti, etc.) o, alternativamente, in autonomia all’interno di apposita sezione del Registro delle attività sportive dilettantistiche.

Sempre il decreto Lgs. 36/2021 statuisce che, nel caso in cui il compenso annuale non superi l’importo di euro 15.000,00, l’esonero dall’obbligo di emissione del relativo prospetto paga, mentre, in termini di scadenza, consente l’iscrizione nel libro unico del lavoro in un’unica soluzione, anche dovuta alla scadenza del rapporto di lavoro, entro trenta giorni dalla fine di ciascun anno di riferimento. In sede di prima applicazione, pertanto, il relativo adempimento sarebbe dovuto essere ottemperato entro il 30 gennaio 2024.

Il D.Lgs. 36/2021 all’art. 5, però, ha subordinato l’applicazione della suddetta normativa e dell’adempimento che ne discende, all’emanazione di un apposito D.P.C.M., ancora in via di definizione, al fine di individuare le disposizioni tecniche e i protocolli informatici necessari a consentire l’assolvimento degli obblighi previsti in tema di L.U.L. per i lavoratori sportivi.

La mancanza di tale D.P.C.M. è stata la motivazione per la quale l’Ispettorato Nazionale del lavoro, constato che l’assenza del citato D.P.C.M. “non consente di individuare con chiarezza le modalità di tenuta e scritturazione dei collaboratori coordinati e continuativi all’interno del LUL, anche ai fini dell’applicazione delle sanzioni di cui all’art. 39, commi 6 e 7, del D.L. n. 112/2008”, in concerto con l’Ufficio legislativo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ha ritenuto opportuno rinviare la disciplina prevista dal Decreto legislativo n. 36/2021  (artt. 28, comma 4 e 5), atteso che l’introduzione del termine del 30 gennaio presupponeva l’emanazione del citato D.P.C.M. entro il 31 dicembre 2023.

Poiché si rimane in attesa dell’emanazione del suddetto D.P.C.M. che regoli, in maniera precisa, la materia ad oggi l’Ispettorato del Lavoro non ha indicato alcuna data entro la quale le Associazione o i loro Consulenti dovranno porre in essere gli adempimenti previsti al fine delle registrazioni del L.U.L. Si dovrà attendere, pertanto, l’emanazione del già citato D.P.C.M. al fine di poter fissare una nuova data di scadenza.

[ Mario Rapisarda ]
Consulente del Lavoro in Catania