15.06.2016
CONI, quale sarà il ruolo degli Enti di Promozione Sportiva?
Le variazioni apportate al Regolamento degli Enti di Promozione Sportiva nell’ottobre del 2014 – prodotte da una concertazione avvenuta nell’ambito del Coordinamento degli stessi Enti, di cui, all’epoca ASI non faceva parte per sua scelta – hanno costretto il nostro mondo ad adottare dei cambiamenti radicali, soprattutto sotto il profilo organizzativo.
Trasformazioni di metodo che non sono state semplici da far proprie. Soprattutto non é stato semplice farle recepire alle strutture periferiche degli Eps ed a quelle stesse associazioni che a questi si rivolgono per accedere ad un format organizzativo meno rigido rispetto alle Federazioni, soprattutto dal punto di vista burocratico.
Paradossalmente, però, quell’azione di adeguamento al nuovo schema di strutturazione che è sembrata comunque figlia di una volontà comune di ottenere maggiore trasparenza, contezza e soprattutto controllo del mondo associazionistico sportivo, si sta rivelando – a seguito di atti approvati dalla Giunta CONI – una leva di riposizionamento e completa revisione del ruolo degli Enti di Promozione Sportiva rispetto alle Federazioni.
Ora saremmo presuntuosi se volessimo affrontare in poche righe quello che è considerato da sempre il “nodo” dell’organizzazione sportiva italiana e finiremmo in una spirale di frasi dette e concetti già ribaditi che poco aiuterebbe a comprendere il problema con cui oggi ci stiamo confrontando. E lo diciamo, come i nostri trascorsi possono testimoniare, da Ente sempre fermamente convinto del ruolo propedeutico della promozione sportiva e non sostitutivo dell’attività federale.
Tuttavia, quello che fino a poche settimane fa era un stato un “conflitto” sicuramente aspro e per certi versi esagerato sia da un lato che dall’altro, sulla paternità di un’attività piuttosto che di un’altra, sul concetto di agonismo o sulla titolarità (questa sଠFederale) di chiamare un campionato “Italiano” o “Nazionale” , si è trasformato poco a poco, delibera dopo delibera, in una sorta di certificato di subalternità degli Eps alle Fsn. E tutto ciò è contenuto in queste poche parole del comma B dell’art. 3 delle “Linee guida per l’inserimento delle attività sportive e formative sulla piattaforma on-line” che cita: “potranno essere considerate le attività sportive agonistiche di prestazione esclusivamente previa stipula di apposita Convenzione, conforme al modello individuato dal CONI, con la competente FSN o DSA (Reg. cit. art. 2 comma 1 lettera a. 3. Non sono valutabili eventuali attività sportive genericamente denominate “corsi” o “stage”.
Questo articolo costringe cioé gli Enti di Promozione Sportiva a promuovere solo sport federali ed a rendere non produttiva la valorizzazione e la rappresentazione di tutto ciò che sta al di fuori delle Federazioni (e molti di voi sanno bene quante discipline sportive importantissime e molto praticate stiano fuori dal contesto degli sport Istituzionali). E se una di queste per motivi 'politici' si rifiutasse di stipulare una convenzione con un Eps? Cosa dovrebbe accadere? Senza dilungarmi troppo sui risvolti assurdi di questa disposizione, penso sia lecito affermare che si tratti di una loro compressione istituzionalizzata che, mentre porta ad un loro implicito ridimensionamento, denuncia una sbagliata interpretazione del loro ruolo. Gli Enti di Promozione Sportiva sono per natura a vocazione maggioritaria e multidisciplinare e grazie alla loro struttura snella dovrebbero essere capaci di intercettare la fluidità¡ e l'eterogeneità¡ della domanda sportiva. Ed in mondo sempre più interconnesso, globale e liquido una capacità¡ ricettiva é fondamentale. Questo é il senso del loro esistere. Viene quindi da chiedersi se il CONI intenda portare avanti questa chirurgica azione di ridimensionamento o se invece comprenda la vitalità¡ di un assetto sportivo basato su Federazioni e Enti e non colga invece l'opportunità¡ di offrire soluzioni praticabili per rendere la collaborazione tra questi e quelle strutturale.
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