19.02.2024
Istituzionale
Mai retorico, scontato o banale, per indole innata dalla parte dei più deboli. Addio Marco Cochi
“Sempre pronto a evitare ciò che è convenzionale, così come ad accettare sfide nuove in età diverse, distinguendoti con costanza per dignità e coraggio.
Esempio di intelligenza e di dedizione allo studio, capace di pensieri profondi ma anche di quelli leggeri, comunque trasformati prima in conoscenza e poi in azione.
Non sempre facile da comprendere dall’esterno, come accade spesso agli uomini al di sopra dell’ordinario.
Mai retorico, scontato o banale, per indole innata dalla parte dei più deboli, fossero essi una parte politica, gli indiani d’America o i popoli dell’Africa.
Marco riusciva a essere lucido in ogni occasione senza mai perdere l’umiltà. Sapeva ben pesare l’Amicizia e attribuire il giusto valore alle cose del mondo, diventando negli anni un punto di riferimento per molti”.
E così anche per noi…
Per noi di ASI, Marco Cochi, era un punto di riferimento. Per la sua competenza messa a servizio della rivista Primato, per lo sguardo attento all’attualità che sapeva capire e interpretare come pochi e per tutte quelle volte nelle quali la sua esperienza è stata a servizio di un Ente che sentiva suo. Questo, grazie anche al fratello Alessandro, dirigente nazionale, cui si devono le parole che sono all’inizio di questo ricordo e che, a fatica, ha saputo e voluto scrivere…
Con ASI da tanti anni
Per molti anni Marco è stata una delle punte di diamante di Primato, il mensile di ASI, una penna sopraffina e preparata che, con passione ed entusiasmo, è stata per lunghi anni a disposizione di tutti noi e dei lettori.
Fino a che la salute lo ha sorretto, ha offerto tutta la sua esperienza, la sua cultura, il suo immenso talento nello scrivere, la sua rara dote di narratore, il maniacale approfondimento di ogni gli argomento, anche quello più spigoloso e complesso.
Il suo contributo arrivava dalla voglia di rappresentare sé stesso e di sviscerare gli argomenti di politica internazionale e di storia dello sport attraverso la sua sempre critica lente d’ingrandimento.
Africanista. Una passione
“Mai retorico, scontato o banale, per indole innata dalla parte dei più deboli, fossero essi una parte politica, gli indiani d’America o i popoli dell’Africa…”.
Marco, giornalista e scrittore, è stato responsabile dei progetti di cooperazione internazionale di Roma Capitale durante l’amministrazione di Alemanno ed era un grande appassionato di Africa, di cui conosceva ogni risvolto, sociale e politico, che espletava attraverso il suo blog AfroFocus. È stato, nel corso degli anni membro del consiglio scientifico di Africana, rivista di studi extraeuropei, Cambridge University Library. Ha realizzato progetti di ricerca a lungo termine per il Centro Militare di Studi Strategici del Ministero della Difesa, prestato la sua conoscenza agli studenti dell’Università degli Studi Roma Tre e Link Campus University, Lumsa e altre.
E tanto altro.
Risalire combattendo
Soprattutto il curriculum non rivela il difficile percorso di riscatto che Marco ha attraversato nella sua vita, da militante che non si tirava indietro a intellettuale profondo e raffinato, sempre radicato negli stessi valori identitari e comunitari, che per lui valevano non solo per il popolo italiano ma per tutti i popoli della terra.
Avrebbe potuto darsi delle arie. Ne avrebbe avuto i titoli e probabilmente il diritto, invece non lo ha mai fatto. Si è sempre rapportato agli altri con umiltà e rispetto, anche nei confronti di chi non ne sapeva o voleva valorizzare i meriti, penalizzandolo spesso a causa delle sue scelte politiche e del suo rigoroso modo di essere che non accettava mai compromessi. Avrebbe avuto ancora molto da dare ma un male crudele ce lo ha portato via. La sua anima pura è volata verso lidi sconosciuti.
La certezza è che, lontano dalle beghe terrene, finalmente troverà quella pace interiore che ha sempre cercato.
La sua Africa
Vogliamo salutarlo con i versi di Birago Diop, poeta e scrittore senegalese certamente a lui caro.
I morti non sono morti.
I morti esistono, non sono mai partiti,
sono nei seni della donna
sono nel bimbo portato dal suo corpo
sono nel tizzone che si accende
non sono sottoterra
sono nell’incendio che divampa
sono nelle erbe che piangono
sono nelle rocce che gemono
sono nella foresta, nelle abitazioni, nelle barche.
I morti non sono morti.
“…Soprattutto perdiamo un grande uomo e un amico. Abbracciamo con tutto l’affetto del mondo la moglie Barbara e i fratelli Alessandro e Fabio.
Le bandiere di ASI, rispettose, si inchinano…”.
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