09.01.2021
Istituzionale
Ciclismo. Aprire le competizioni federali agli sportivi appartenenti ai team affiliati agli Enti?
Le proposte di Pettinati che si seguito riportiamo.
Competizioni aperte a tutti i tesserati (escluso gli uomini amatori)
La prima idea è quella di aprire le competizioni FCI ai giovani, ragazze e ragazzi, appartenenti ai Team affiliati agli Enti di Promozione Sportiva. Dai giovanissimi fino alla categoria Juniores ma anche ai dilettanti sotto i 23 anni per gli uomini e senza limiti per le donne, far gareggiare tutti gli atleti e atlete potrebbe essere un modo costruttivo per coinvolgere tutti i tesserati e dare un senso al lavoro di promozione delle società degli EPS.
Si potrebbero aprire le gare amatoriali ai tesserati FCI, soprattutto per le ragazze, in modo da farle gareggiare con più frequenza e nelle loro regioni.
EPS: minori costi e maggiore attività
Organizzare una gara amatori ha minori costi di una gara FCI e questo porterebbe ad incrementare il numero delle gare. Gare da “allenamento” con numero che non hanno validità per i punteggi ma che permetterebbero alle ragazze di gareggiare con le pari età divise nelle relative categorie per come dovrebbe essere.
All’ASI NAZIONALE, ente a cui ho affiliato la mia società, dopo un esordio da dimenticare con la FCI, ho lanciato una proposta: fare un accordo con la Federazione per avere la possibilità di partecipare alle gare federali: attraverso una sorta di “Nazionale ASI/UISP/etc” di ogni categoria; oppure accettare direttamente l’iscrizione dei tesserati dei team affiliati con gli EPS.
Oltretutto, affiliarsi ad un Ente di Promozione comporta minori costi, le società più umili potrebbero tornare a fare quell’attività che in passato ha permesso di crescere e lanciare tanti campioni di ciclismo che, purtroppo, sono in estinzione. (guarda caso)
Nascerebbero tante piccole società di ciclismo pronte e consapevoli che il loro lavoro sarebbe quello di traghettare i giovani verso i grandi Team dilettantistici e professionistici.
(Walter Pettinati)
ASI NAZIONALE ha equiparato il mio CV sportivo di ex ciclista professionista a Tecnico Nazionale di ciclismo. Sto buttando le basi per aprire una scuola di ciclismo ASI – Ex ciclisti professionisti – (da riprodurre coinvolgendo tanti altri EX Ciclisti) per dare possibilità ai giovani di imparare ad andare in bicicletta da chi il ciclismo lo ha pedalato e vissuto e non imparato sui banchi di scuola.
Non ci possiamo permettere di dimenticarci l’esperienza del nostro passato.
Come ex ciclista mi sta bene fare i corsi di aggiornamento teorico anche online ma non accetto di dover dimostrare che so ancora andare in bicicletta magari dribblando birilli, perdendo intere noiose inutili giornate a “scuola”, facendo anche centinaia di km di trasferta.
Un aspetto che Martinello dovrà rivedere, se vogliamo recuperare gli ex ciclisti.
Oltretutto la Federciclismo ha avuto il coraggio di rispolverare la categoria “Indipendenti” (bella idea ma in conflitto con le normative) per non perdere tesserati che si ritroveranno ad andare alle gare da soli senza un DS tesserato obbligatorio e tutte le altre richieste, alcune esose.
Se vogliamo migliorare questo ciclismo distrutto dalla crisi e dalle persone incompetenti, dobbiamo guardarci indietro per riportare le squadre di ciclismo in tutti i paesi, aumentare il numero delle competizioni e degli atleti e soprattutto delle atlete.
Ricordiamoci i sacrifici che debbono sopportare le ragazze, le loro famiglie e le società.
Come tutti ben sappiamo, ci sono poche gare e sono a livello nazionale. Le ragazze devono gareggiare in categorie Open, perdendo la possibilità di crescere con le loro pari età. Da Allieve si ritrovano a gareggiare con le Open / U23.
Un altro aspetto importante da rivedere sono le organizzazione delle gare: bisogna abbassare i costi e aumentare la sicurezza.
Le spese inutili vanno eliminate. Per organizzare una giornata di ciclismo femminile ci vogliono come minimo 12.000 € quando invece si potrebbe far pagare una tassa una tantum.
Si potrebbe anche “obbligare” le organizzazioni delle gare maschili a fare le stesse gare femminile. Ovviamente senza costi da sostenere ma sostenerle con aiuti necessari al buon svolgimento della manifestazione.
Per crescere e tornare a brillare in ogni piccolo paese d’Italia dobbiamo tornare ad essere uniti, umili e servitori del tanto amato ciclismo.
Io naturalmente credo nella serietà e professionalità di Silvio Martinello e spero che le società (delegati) optino per il dovuto cambiamento.
Spero nella sua elezione a presidente. Se questo accadesse, quante sgradevoli situazioni dovrà affrontare e risolvere il buon Silvio per dare un senso a questo ciclismo malato e bistrattato?
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