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19.10.2020

Istituzionale

Assemblea Nazionale. Il discorso del nostro Presidente [DOCUMENTI]

Il saluto a chi non c'è più – Il nostro Ente è saldamente ancorato alle radici e al ricordo, di chi ha reso l’ASI una splendida realtà. L’aver celebrato, lo scorso anno, le nozze d’argento ci deve far riflettere sugli amici che ci hanno accompagnato in questo percorso e costruito questa casa comune e che purtroppo ci hanno lasciato: Carlo Alberto Guida, Attilio Beghelli, Tommaso Manzo, Ciro Cirillo, Renato Salvato, Reno Ceraso, Tullio Murru, Mario Iacobucci, Fabrizio Levati, Nadia Torretti, Francesco Santonocito, Giulio Cassiano e il vecchio ‘Yoghi’ come chiamavamo Alessandro Levanti, il custode delle nostre carte. Impossibile nominarli tutti: sono amici che hanno fatto la storia dell’Ente e che vivono quotidianamente nei nostri cuori. L’ultimo distacco, il più doloroso per me, sia dal punto di vista dell’arco temporale che dal punto di vista personale – per l’affetto e le cose apprese – è quello con il Senatore Giulio Maceratini; dobbiamo molto al suo insegnamento. E’ stato un grande uomo, un grande amico, un secondo padre ed un grande politico. Se sono quello che sono e siamo quello che siamo, lo dobbiamo anche all’insegnamento di uomini come lui.

Ora andiamo a celebrare questo quadriennio appena trascorso, immaginando quello futuro – Non vi nascondo un pizzico di emozione perché questa è la mia ultima relazione quadriennale da Presidente dell’ASI. Sui motivi che ci hanno portato alla convocazione anticipata ci siamo già espressi, però dobbiamo cercare di aggiungere qualcosa: parto dai numeri, che non tradiscono mai. Ragioniamo in quadrienni: nel 2012 avevamo 5.221 società, nei quattro anni successivi 10.059 e oggi, nel 2020, 12.041; c’è stato un incremento pari al doppio da un quadriennio all’altro del 25% nell’ultimo anno, che si conclude inevitabilmente con una contrazione dal punto di vista numerico per gli effetti della vicenda Covid. E’ un numero di grande rispetto, che fa registrare un’incidenza del 130% di affiliazioni in più, un dato di cui essere fieri. Anche il dato legato ai tesseramenti non è da meno: erano 568.00 nel 2012, 775.00 nel secondo quadriennio e 1.315.000 oggi, con un’incidenza del 149% in più con una contrazione da considerare sempre legata al Covid. Sono numeri che ci devono rendere soddisfatti della esaltante galoppata numerica effettuata, considerando anche l’ampio margine di crescita che ancora abbiamo. Rapportiamo ciò anche al punto di vista finanziario: i dati ci danno, in riferimento al valore della produzione del quadriennio precedente, un valore pari a 9.180.000 e nell’attuale quadriennio, sempre considerando le contrazioni dell’era Covid, di 13.617.000 euro. Un dato importante non solo finanziariamente ma anche politicamente che ha portato l’incidenza del contributo CONI sul bilancio generale (nel 2017 era del 20,9%, nel 2018 del 18, 77%, nel 2019 nel 20,73% e nell’ultimo anno del 26,18%), producendo le risorse necessarie al nostro sostentamento.

I motivi della crescita – Serve capire cosa è andato, ma anche cosa c’è da migliorare. Oltre al quadro di un Ente in piena salute ed in piena espansione, dobbiamo citare i motivi di tale crescita impetuosa mischiando risultati e prospettive in un’unica dimensione:    

– L’aspetto più importante è quello della ‘liberalizzazione’, non vi sono più vincoli territoriali: non tesseriamo più attraverso i nostri Comitati periferici, bensì senza obblighi legati al territorio. Ogni singolo ente può affiliare in tutta la penisola: questo ha permesso di triplicare i tesseramenti, arrivando così ai numeri precedentemente elencati, seppur con qualche conflittualità interna.    

– La crescita sportiva è stata omogenea, soprattutto per quanto riguarda le discipline, organizzate sul territorio e proposte alla nostra periferia senza trascurare niente, cercando di rispondere alle esigenze di tutti i territori. Una menzione va anche al nostro sponsor Unipol, Andrea Polimeno, che ci ha permesso, attraverso un’ottima proposta assicurativa, di essere sempre presenti. Non soltanto grazie alla polizza infortuni, ma anche per la declinazione in chiave civile e legale, per quanto riguarda le tutele che abbiamo studiato, prodotto e messo a disposizione della nostra periferia.    

– Un ferreo controllo di gestione: un grazie ad Alessia Pennesi e Bruno Campanile che hanno permesso di arrivare a risparmiare centesimo su centesimo, gestendo con efficacia ed efficienza la finanza dell’Ente, fino a permetterci di acquistare la sede in cui ci troviamo oggi. Acquistare la sede è stato un qualcosa di emozionante. Pensarlo solo pochi anni prima sembrava proibitivo e lontanissimo da ciò che poteva avvenire.

– L’ufficio stampa, che ha prodotto un’ottima comunicazione portando ai nostri eventi maggiore visibilità. Vado a citare qualcuno di questi eventi, anche se sono tutti importanti allo stesso modo e stanno facendo la storia dell’ASI, accrescendo in tutto il territorio nazionale la nostra visibilità: il ‘Premio Sport&Cultura’, il ‘Premio italiani nel Mondo’, che ci ha permesso di farci conoscere all’estero soprattutto dalle nostre comunità residenti, i riconoscimenti interni organizzati dal nostro amico Sante Zaza, i premi concessi quindi alla periferia e alla gente che si è distinta al di fuori dell’ASI, la ‘Corsa del Ricordo’, uno degli eventi più belli perché più identitari, sentiti e vicini alle nostre radici. Un evento che ha tributato a una comunità, quella Giuliano-Dalmata, che ha sofferto pesantemente, l’onore di essere stata riportata al ricordo della nostra comunità nazionale. Un doveroso grazie anche a Roberto Menia: è stato il presentatore del Progetto di Legge che ha permesso la realizzazione della Giornata del Ricordo che noi onoriamo attraverso  questa importante iniziativa pensando a quanto la cultura e lo sport possono andare di pari passo. Ed infine, la ‘Maratona di Trieste’, con l’arrivo in una delle piazze più belle del mondo.
Potrei continuare per ore, ma il dato su cui riflettere è che in questo momento, mentre noi stiamo parlano, tantissimi italiani stanno facendo sport sotto le bandiere dell’ASI, ed è questo un grande motivo d’orgoglio che non potrà mai essere compreso in qualsiasi elenco, visto che è impossibile citare tutto ciò che sta accadendo in Italia grazie a chi permette di fare attività a milioni di persone.    

– La comunicazione, dinamica, che ha reso notiziabile ciò che non sempre è motivo di interesse visto che le attività di base sono schiacciate dallo sport agonistico e nazionale, senza pensare che per riempire i nostri impianti sportivi è fondamentale la presenza di queste realtà di base e dei loro campioni del futuro.    
Anche durante il lockdown non c’erano attività sportive competitive, eppure attraverso il web abbiamo proposto aspetti didattici mirati al benessere, e la visibilità data anche grazie alle ‘challenge’ è stato un momento per rafforzare l’immagine dell’Ente e ci hanno permesso di tenere alta l’attenzione. Un plauso anche a Silvia Scirocchi che è stata una delle artefici che ci ha permesso di andare su tutti i giornali. 

 – Una formazione dei quadri tecnici sempre più rigorosa e attenta, ben gestita dal nostro direttore tecnico Umberto Candela. Questo ha permesso alla nostra classe dirigente di crescere ulteriormente.    

– La capacità di essere su tutti i tavoli in cui si è discusso delle principali novità legislative: la mia elezione in Parlamento, l’elezione in Consiglio Nazionale del CONI e l’elezione – molto importante – di Emilio Minunzio al Consiglio Nazionale del Terzo Settore, il ‘Parlamentino’ nel quale siamo orgogliosamente presenti grazie al nostro Vicepresidente.     

– Le intuizioni: abbiamo cercato di capire in che modo le Istituzioni avrebbero potuto dare risposte alle dinamiche legate alla vita del mondo dello sport, in particolare alla valorizzazione degli operatori. Abbiamo raggiunto un grande successo con la costituzione di un’associazione di categoria che si chiama ‘Manager sportivi associati’, che rappresenta l’avanguardia per quello che riguarda gli aspetti imprenditoriali del nostro sport ma, soprattutto per quello che riguarda aspetti legati a quanto una associazione di categoria abbia bisogno di pronunciarsi nel quotidiano per andare a migliorare la qualità della vita dei propri associati, per quanto riguarda la capacità di andarla a qualificare maggiormente andando a curare anche alcuni aspetti come quelli previdenziali visto che ci troviamo all’interno di un mondo, quello sportivo, totalmente deregolamentato non solo per quanto attiene i collaboratori  sportivi ma fino ad arrivare ai manager.  
Altra intuizione, durante il lockdown, è stata capire che l’attenzione pubblica si stava spostando verso coloro che rappresentano l’architrave del mondo sportivo, le associazioni, ai collaboratori sportivi – categoria poco tutelata e che non ha mai avuto, in termini di attenzione delle pubbliche amministrazioni, la possibilità di costruire percorsi normativi che potessero agevolare percorsi lavorativi – e a quelli che gestiscono impianti sportivi. Abbiamo capito che c’era bisogno di un’altra grande organizzazione di categoria, appunto per chi gestisce impianti sportivi. Cito solo un dato, che fa spavento: nel nostro Paese si pagano 12 miliardi di euro di affitto l’anno. Pensate quanto indotto fiscale c’è, eppure si parla sempre di aspetti legati alla produttività e al ritorno fiscale generato dal calcio. Questo ci ha fatto pensare quanto questo aspetto – quello della gestione dell’impiantistica – potesse essere sottodimensionato e siamo arrivati alla convinzione che era arrivato il momento opportuno di costruire una sorta di sindacato. L’ASI è stato uno dei principali promotori di Ciwas (Confederazione Italiana del Wellness e delle Attività Sportive) e quindi siamo andati ad occupare un segmento sindacale del mondo dello sport  che meritava di avere una voce più solida e strutturata che accompagnasse il comparto in queste dinamiche non sempre attenzionate non solo dalle Istituzioni pubbliche ma soprattutto da quelle sportive che in genere si rivolge alle Federazioni e agli altri organismi sportivi senza mai andare a incidere in profondità rispetto a quelle che sono le effettive esigenze del mondo dello sport. 

– Le consulenze: siamo stati bravissimi per quanto riguarda l’erogazione dei servizi legati alle consulenze, in particolare quelle fiscali. Grazie anche al Vicepresidente Andrea Albertin che, insieme al Presidente della Regione Toscana Luca Mattonai, è stato presente con dei tour che hanno fatto il giro del Paese per cercare di portare benefici a tutte le associazioni che avessero necessità di aumentare il loro sapere all’interno di questo difficilissimo campo che è quello degli aspetti fiscali legali alla vita delle associazioni sportive. Siamo arrivati al paradosso oggi che il Presidente di un’associazione sportiva dovrebbe girare insieme ad un commercialista, perché sono diventate tanti e tali le complicazioni delle nostre associazioni sportive che è evidente che, se non si mette mano almeno  per quello che riguarda l’erogazione e la fornitura dei servizi che possono andare a semplificare la vita delle associazioni, il problema rimane enorme. E pur rimanendo enorme dal punto di vista della comprensione, deve essere affrontato alla luce di provvedimenti legislativi che vadano a semplificare il quadro: da questo punto di vista, infatti, stiamo cercando di capire come incidere.

– L’apertura di ASI al sociale. E’ un aspetto nuovo se vogliamo o comunque è la presenza più strutturata e strategica all’interno del terzo settore dell’ASI. Da questo punto di vista siamo passati un’organizzazione estemporanea ad una squadra ben strutturata che ha iniziato a creare i presupposti non soltanto operativi ma anche culturali. Un gruppo composto da Emilio Minunzio, Mario Ciampi e Luisa Santiloni che è diventata direttrice di questa area poco meno di un anno fa, ai quali si è aggiunto Gianni Alemanno, che si è unito nel cercare di capire quali potessero essere i percorsi culturali che potessero permetterci di occupare questo importante spazio nel sociale. Gianni è innamorato della ‘metapolitica’, un termine che ha sempre utilizzato nelle sue scorrerie politiche; io sono cresciuto con queste affermazioni e con l’interesse di Gianni e, finalmente, sono stato da bravo allievo. Attento (anche se poi su su quest’argomento ci torneremo perché non vorrei far innervosire Pierpaolo Terranova che ci aveva già provato) e pronto a portare all’interno dell’ASI un percorso legato alla che crescita dell’Ente sotto il profilo culturale; non eravamo maturi allora e abbiamo recuperato il tempo perso con una proposta organizzativa per il sociale molto più organizzata.
Da questo punto di vista è emblematico il titolo del manifesto: ‘ASI e Terzo Settore promotori di italianità, movimento di comunità’, non devo aggiungere altro perché abbiamo parlato di radici, identità e valori e credo questa sia la migliore fotografia dell’ASI per presentarsi all’interno di questo comparto interessante, per certi versi sconosciuto, ma sicuramente importante nel quale dovremo profondere nuove energie e nel quale è chiamata a dare risposte l’intera periferia. Dobbiamo iniziare a studiare, lo abbiamo detto più volte, per essere al passo con i tempi ed incidere nella trasformazione dell’Ente, per farla passare da monotematica, o meglio, schiacciato dalle dinamiche sportive, ad estesa a tutte le dinamiche del mondo associazionistico a 360 gradi. Andrò ad utilizzare uno slogan perché rende l’idea della nostra dimensione e della nostra proiezione, citando un passaggio fondamentale del manifesto, che sono certo utilizzi parole prese dal vocabolario del nostro amico Gianni Alemanno: ‘‘Noi ci opponiamo alla disintermediazione della società, cioè alla pretesa di creare un rapporto diretto senza corpi intermedi degli individui con le Istituzioni pubbliche e con il mercato, perché questa tendenza rappresenta un impoverimento della nostra realtà sociale"; lo definirei un manifesto, sia nell’enunciazione del titolo sia per il principale obiettivo che si pone, totalmente convincente sul nostro modo di porci sul mercato rispetto a questa specifica competenza.

Una quantità grande di cose fatte, una mole di lavoro svolta, ma soprattutto da svolgere ancora: tutto questo ha rappresentato degli obiettivi, dei risultati straordinari anche per quello che riguarda il posizionamento della vecchia e della nuova classe dirigente. Ci saranno delle modifiche all’interno della governance dell’Ente e saranno tutte motivate. Ci tengo a far capire, non solo per dare i giusti meriti a coloro che vanno e a chi viene, la ratio che abbiamo utilizzato per coniugare il nuovo corso dell’ASI con tutto ciò che stava accadendo all’interno, anche per  quanto riguarda la crescita dei dirigenti e la loro volontà, soprattutto la declinazione che tanti di loro avevano o hanno intenzione di dare al nuovo corso, per quello che riguarda il loro posizionamento all’interno dell’Ente. Quello che ne esce fuori parlando della vecchia e della nuova Giunta, è una rappresentazione plastica di quello che sta accadendo all’interno dell’Ente, che ci induce ad una particolare considerazione: quella dell’esaltazione del territorio. Quello che sta avvenendo con la celebrazione di questa assemblea e l’elezione della nuova classe dirigente è esattamente l’esaltazione del territorio, perché l’intenzione dei dirigenti di privilegiare un aspetto piuttosto che un altro si traduce letteralmente in quello che sarà la nuova Giunta, ma soprattutto i nuovi organi periferici o comunque il mantenimento delle cariche all’interno degli organici periferici, che sono stati preferiti alle cariche nazionali. Per cui, il territorio è il grande protagonista della sfida che l’ASI sta lanciando.

Vecchio organico collegiale – Tra le persone che mi hanno accompagnato fino ad ora, ma che non ci saranno nella prossima cavalcata, c’è Andrea Albertin, il Presidente della nostra Assemblea, in quanto le incompatibilità tra la carica di Presidente Regionale dell’ASI e quella di membro della Giunta non gli avrebbero permesso di onorare entrambi gli incarichi. Per cui, resterà alla Presidenza del Comitato del Veneto; rimangono invece Tino Scopelliti, Emilio Minunzio e Umberto Candela. Sebastiano Campo, esponente della Toscana, non si candida per la Giunta ma per la Presidenza regionale. Vittorio Fanello passerà ad altri incarichi, non andrà a ricoprire ruoli territoriali ma si occuperà degli aspetti relativi alla nostra didattica e di qualificazione degli operatori. Fabio Bragaglia rimarrà in Giunta. Andrea Roberti lascerà il posto ad una vecchia conoscenza dell’ASI. Ribadisco che tutte le scelte sono state fatte di comune accordo all’interno del Comitato Regionale. Jessica Sugameli vuole fare la mamma pertanto non sarà più con noi; Francesca Pedrini, invece, continuerà a fare la Presidente Provinciale del Comitato di Pesaro; Diego Maria Maulu, Direttore Generale, non esce dall’Ente ma dalla Giunta, per una scelta interna che prevede che tutte le cariche amministrative verranno regolamentate attraverso successive procedure da regolamento organiche e non dallo statuto: quindi non è una scelta tecnica, né politica, ma amministrativa. Infine Giancarlo Carosella: e qui devo esprimere un mio personale cruccio  sull’incapacità della regione campana di riuscire a trovare un accordo per quello che riguarda la indicazione di un componente che potesse andare in  Giunta esecutiva. E’ l’unico caso che si è registrato a livello Nazionale, mi dispiace dirlo ma questo è accaduto.

Nuovo Organo Collegiale – Per la Vicepresidenza Vicaria c’è un gradito ritorno, quello di una persona capace che non ci ha mai abbandonato ma è sempre stata con noi anche sotto altre vesti, Bruno Campanile, già direttore dell’Ufficio Sport di Roma.
Fabio Bragaglia continuerà a rimanere in rappresentanza del territorio di Frosinone; una new entry è Ettore Barbagallo, già a suo tempo Presidente della Sicilia. Apro una parentesi sul mondo rosa che sarà molto più rappresentato di prima, sia per obblighi ma soprattutto perché abbiamo ritenuto opportuno adeguare il nostro statuto a quelle che erano state delle deficienze mai recuperate negli anni, facendo quindi in modo di inserire una presenza di genere pari almeno al 30% degli organi collegiali. La prima donna che vado a sottoporre alla vostra attenzione è Carla Cace, che oggi sarebbe dovuta diventare Presidente dell’Associazione Italiana Dalmata, se non fosse che, per motivi legati al Covid, l’assemblea è stata posticipata. Rappresenta la congiunzione diretta e importante con un mondo che abbiamo esaltato e continueremo ad esaltare, difendendolo ed apprezzandolo. Per quanto riguarda l’Emilia Romagna entra Simone Canapia Consigliere Comunale di Imola, al posto di una figura storica dell’Ente come Alberto Vecchi, l’attuale Vicepresidente e già Consigliere Regionale, conosciutissimo in ambito politico-sportivo, il quale preferisce dedicarsi al territorio, rimanendo nel Consiglio Nazionale.
Un’altra novità che ci rende felicissimi si riferisce alla volontà del Comitato Regionale laziale di alternare al posto di Andrea Roberti, un persona che è l’espressione di questo territorio, Alessandro Cochi, già Consigliere Delegato della Giunta Alemanno a Roma. Silvia Fiore, nostra Responsabile delle danze orientali, sarà l’espressione del Comitato piemontese. Un altro graditissimo ritorno, nell’alternanza di cui parlavo poco fa in questo caso con Andrea Albertin, è quello di Giacomo Labarbuta per il Veneto, deciso dallo stesso Albertin insieme al suo Comitato insieme a tutte le altre realtà del Comitato veneto. Per la Toscana ci sarà Luca Mattonai, che lascerà a Sebastiano Campo la possibilità di potersi candidare per il Comitato Regionale e mi auguro che le società, che hanno sempre seguito le indicazioni di Luca, possano convergere su una candidatura unica, perché il fatto che ci si possa candidare ad una carica non significa che l’elezione sia automaticamente già assicurata; la conferma poi di Emilio Minunzio; l’ingresso dell’Assessore allo sport del Comune di Terni, Elena Proietti, che sarà un valore aggiunto, è un’amica dell’ASI ed una donna di sport che entra per la prima volta in un contesto istituzionale sportivo; per la Lombardia entrerà in giunta Marta Sannito, una manager esponente del marketing sportivo. Tino Scopelliti è una conferma. Infine, un’altra presenza nuova è quella di Tina Silvestre procuratrice sociale, che occuperà l’ultimo posto delle quote rose, e sottolineo il fatto che sia la moglie di Alessandro Levanti per cui sarà con noi nel solco della continuità; l’ultima conferma è quella di Umberto Candela. 
Sono 10 regioni presenti, quelle più rappresentative a livello di consistenza. Abbiamo cercato di essere il più rappresentativi possibili. Va detto che il Consiglio Nazionale composto da 48 persone, rappresenta l’intero territorio italiano, tutte e 20 le Regioni.

Considerazioni legislative e politiche –  Abbiamo visto negli ultimi due anni grandi cambiamenti, abbiamo vissuto momenti di fermento; nel 2018 c’è stata una Finanziaria che ha cambiato radicalmente il volto dell’ordinamento sportivo italiano. Assumendomene la responsabilità posso affermare che, in seguito agli avvenimenti che si sono verificati, da esponente dell’allora maggioranza, avrei riflettuto di più su ciò che sarebbe accaduto. Ad ogni modo, ora ci troviamo davanti ad un grande caos, ad un miscuglio di proposte legislative che sta complicando ancora di più un quadro già complesso in partenza, ed è disarmante cercare di aiutare la vita degli organismi sportivi in queste condizioni, perché ad oggi, sebbene ci siano state tutte le aperture e le riflessioni del mondo, non ci troviamo davanti un testo unico che ci permetta di fare chiarezza sul futuro dello sport italiano. Qui torno alla legge del 2018, alla responsabilità di cui parlavo, che credo debba essere addebitata al Governo di allora con il Sottosegretario Giorgetti, per quello che riguarda l’intervento effettuato nel mondo dello sport che ha provocato guasti, senza capire e permetterci di capire in che misura come un mondo, con tutte le sue criticità, come quello dello sport italiano è stato cancellato senza che venisse proposta un’alternativa che potesse andare a correggere le impostazioni di questo modello sportivo italiano. Il motivo che determinò allora tale intervento lo considero ancora valido, mentre non reputo valido ciò che è accaduto successivamente perché ci siamo persi. Tutto sommato non si può difendere in maniera critica tutto ciò che è accaduto nell’ordinamento sportivo italiano, perché ci sono degli aspetti, dei difetti, delle negatività che devono essere affrontate e non sono state affrontate soprattutto all’interno del mondo dello sport.  Partiamo dalla considerazione iniziale: perché lo stato all’improvviso ha deciso che bisognava mettere mano nel mondo dello sport? Perché per anni l’ordinamento sportivo è di fatto consistito nell’andare a disegnare con precisione quelle che erano le competenze del CONI.  Spesso e volentieri Ministero e CONI sono stati un tutt’uno, nonostante il CONI non fosse un ministero bensì un Ente di secondo livello e non avesse competenze e risorse a 360 gradi per dare le risposte allo sport italiano. Pertanto, dal mio punto di vista, lo Stato è stato legittimato nell’andare a capire come mettere mano a questo complesso mondo, non ritengo doveroso invece ridare centralità al CONI, non perché non la meriti, ma perché quelle considerazioni fatte in precedenza relative alla necessità di dare risposte a 360 gradi, sono tutt’ora vive. Prendo a pretesto un documento del CONI che è paradossale nel suo utilizzo, mi assumo anche in questo caso le responsabilità di quello che dico, perchè pretende di poter essere la centrale di tutte le imputazioni sportive quando invece in Italia c’è necessità di dare risposte in tutte le direzioni, che possano permettere al nostro Paese di far diventare lo sport un fatto socialmente rilevante ed acquisito. La scuola, l’impiantistica sportiva e tanto altro, ma mi limito a racchiudere nella mia riflessione queste parole che sono all’interno del documento presentato dal CONI nell’ultimo Consiglio Nazionale, che a suo dire doveva rappresentare il motivo per il quale c’è stata la violazione della Carta Olimpica e per il quale saremmo dovuti tornare indietro nei nostri passi e restituire al CONI la centralità alla quale era stato delegato per tanti anni da un mondo della pubblica amministrazione che aveva di fatto lasciato mano libera al mondo dello sport attraverso il CONI e che si era completamente disinteressato agli aspetti molteplici dello sport stesso.

"Non è mai inutile ricordare che lo sport agonistico è un fatto di scelta autonoma del cittadino. In Italia, come in ogni altra parte del mondo, questo tipo di sport è amministrato dal Comitato Olimpico Nazionale, dalle Federazioni e dalle società sportive. Esso deve essere libero ed indipendente, appunto perché espressione di volontà dell’individuo. Esiste poi uno sport formativo che ha un’enorme importanza nella società moderna: esso spetta allo Stato e soprattutto alla scuola, che è il primo ambiente nel quale il bambino chiede di essere formato e preparato alla vita. C’è infine uno sport da divertimento, da tempo libero, per il mantenimento di una buona forma fisica a tutte le età. Ed è la società nella sua interezza che deve occuparsi di questi due ultimi tipi di sport". Queste sono parole di Giulio Onesti, il CONI le ha citate come esempio per poter dimostrare all’universo mondo che le sue convinzioni di tornare alla centralità siano fondate perché si basano su queste parole. Io credo che un maggiore autogol il CONI non lo abbia mai fatto, perché è esattamente il contrario. Lui ha detto che il CONI e tutto quello che ne discende dal punto di vista competitivo è una competenza che rimane inalterata, rimangono invece inevase altre due componenti per il raggiungimento dei fini che accennavo, che sono due aspetti quello formativo, riferimento al mondo della scuola, e quello ludico che non è riconducibile, o almeno in parte, al mondo delle Federazioni. Noi ci troviamo a combattere con una dimensione dello sport italiano che è rimasta ancorata a problemi di 45 anni fa, che il Governo allora gialloverde ha provato a risolvere, che l’attuale Governo giallorosso sta provando a sistemare, ma che rimarranno inalterati e continueranno a non produrre risultati per quanto riguarda l’affermazione dello sport all’interno del nostro Paese. Concludo inserendo ciò che più ci riguarda: la presenza del mondo della promozione sportiva, all’interno dell’Ordinamento Sportivo. Quando parlo di questo mondo, con fatti conclamati e certificati dal registro delle associazioni sportive, parlo di un mondo che rappresenta ad oggi il 60% dello sport italiano, tra tesserati e associazioni sportive dilettantistiche. Quindi un mondo che continua ad essere ignorato sia dal Ministero e dal Governo, sia dalle Istituzioni sportive, che continuano a volersi organizzare secondo metodi superati e che abbiamo visto non danno agli italiani le risposte a 360 gradi che noi vogliamo possano essere date per la crescita del mondo dello sport.

O il mondo dello sport inizia a prendere in considerazione il fatto che la promozione sportiva è una risorsa dello sport italiano oppure noi Enti, per quello che riguarda la nostra presenza nel Testo Unico, avremo sempre le nostre grandi perplessità in ordine a quello che è la riforma nel suo complesso generale ma anche l’espetto particolare. Da questo punto di vista registro la maturità di alcune Federazioni, come la Federscherma del Presidente Giorgio Scarso importante non tanto sotto il profilo numerico quanto sotto quello della qualità dei risultati, che hanno espresso vicinanza e solidarietà al nostro mondo. Questo sta a significare quanto ci sia bisogno di maturità per compiere insieme quel lavoro condiviso, che possa permetterci di arrivare alla ridisegnazione di un modello che possa andare a dare le risposte a tutte le componenti del mondo dello sport, in particolare a quelle della promozione sportiva che noi rappresentiamo. 

Un altro segnale è la presenza degli amici che ci hanno onorato oggi qui con i loro interventi. Una presenza non solo di forma, ma anche di sostanza, perché sta a significare un momento di grande compattezza, un momento che raramente ha visto gli Enti allineanti nel perseguimento degli obiettivi. Un elemento di compattezza che deve essere salvaguardato, fortificato e consolidato. Per cui, grazie agli amici degli Enti, in particolare a Marco Perissa con cui sono legato anche da una militanza politica che parte da lontano, che è presidente di un Ente che ha grandi affinità culturali con l’ASI e che gravita nella medesima area politica di riferimento; insieme possiamo soltanto migliorare nel percorrere insieme questa strada. 

Ci tenevo a chiudere con un ringraziamento: grazie allo staff dell’ASI che ha fatto un lavoro eccezionale in questi mesi che ci hanno separato dal Congresso. Non dimentichiamo che il congresso è stato indetto non più tardi dei primi di agosto, abbiamo avuto soltanto due mesi per organizzarlo. All Direttore Generale ed alla sua struttura, potrei citarne uno per uno ma rischierei di fare qualche torto. 

L’ASI si è sempre e fortemente connotata politicamente ed ha sempre orgogliosamente rivendicato l’appartenenza culturale all’area di riferimento, quella del centro-destra, ma possiamo dire della destra storica italiana. Crediamo anche in questa componente politica del nostro ruolo associazionistico e siamo convinti di poter dare un contributo al miglioramento della qualità della vita dei nostri concittadini, a tutto il nostro splendido Paese e, perché no, anche all’affermazione della nostra parte politica di riferimento. Da questo punto di vista, raccogliendo sempre le riflessioni di Gianni Alemanno e grazie anche alla presenza di Fabio Rampelli che in questa direzione si è speso volentieri, ho nella metapolitica un punto di riferimento. Credo che proprio nella metapolitica il centro-destra debba iniziare a radicarsi, a ragionare in maniera diversa, a strutturarsi in maniera più strategica e più convincente rispetto al passato. E non mi riferisco soltanto all’attuale centro-destra, potrei tornare indietro nel tempo ma non è questo il momento di andare a recuperare passaggi storici che potrebbero crearci problemi. Il centro-destra a mio avviso, ma penso e spero di poter raccogliere i pensieri di tanti amici, deve andare ad occupare strategicamente quei spazi che storicamente sono appartenuti alla sinistra italiana, quindi il dialogo con i corpi intermedi è un aspetto importantissimo di quello che dovrà essere il futuro della vita politica del centro-destra italiano e la parola d’ordine deve essere quella di saper intercettare non solo le necessità, ma soprattutto i messaggi culturali che derivano da questo mondo, che è sempre stato poco atten

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