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11.01.2023

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SPORT&CULTURA 2022. L’intervista a Marco Rossato, primo velista paraplegico a circumnavigare l’Italia

Sport&Cultura. Un premio diverso dagli altri che vuole richiamare l’attenzione sui valori ideali dello sport. Tante le emozioni nel corso dell’ultima edizione che vogliamo continuare a raccontare sui nostri Media. Attraverso lo strumento delle interviste. Cominciamo da Marco Rossato…

“Il suo sogno è quello di fare rotta verso i Caraibi per il giro del Mondo in solitaria dopo aver realizzato quello d’Italia. A un uomo che ha deciso ed è riuscito a superare i propri limiti: con il coraggio e la determinazione di un capitano sul cassero della sua nave”, questa la motivazione presente sulla pergamena che Marco Rossato, primo velista paraplegico a circumnavigare l’Italia in solitaria, ha ricevuto dal conduttore Jacopo Volpi al termine del Premio Sport&Cultura. Con la sorpresa del collegamento del Presidente di ASI Vela Giuseppe Rossetti. Il Presidente anche di Marco che è un nostro associato.
Rossato scopre la vela a 24 anni: durante un viaggio a Cuba viene invitato a uscire in barca e riceve il suo battesimo della vela in Atlantico. È subito amore e Marco fa una promessa a sé stesso: in Italia imparerà tutto quello che gli servirà per poter tornare un giorno ai Caraibi a vela.
Anche dopo l’incidente in moto che a 27 anni lo lascia senza l’uso delle gambe, non dimentica il suo sogno e appena riacquisisce autonomia Marco non impara solo a navigare. Il desiderio di battersi per l’inclusività e la voglia di migliorarsi, progetto dopo progetto, sono iniziati proprio su quei 12 metri. Nel 2018 circumnaviga l’Italia in solitaria con il suo cane Muttley. Nel 2024 tenterà il giro del Mondo. A novembre la nostra rivista Primato, a firma del Direttore Gianluca Montebelli, realizzò l’intervista che segue.

Il conduttore del Premio Sport&Cultura, Jacopo Volpi, “premia” anche il fedele compagno di avventura di Rossato…
Giuseppe Rossetti, Presidente di ASI Vela, in collegamento durante la navigazione per salutare Marco Rossato

L’intervista ⬇︎

Lo sport regala spesso pagine straordinarie che vale la pena di sfogliare per farne tesoro e per prenderne esempio. Raccontare la storia di Marco Rossato è un esercizio di quelli che al cronista di turno lasciano dentro qualcosa di unico e di incredibile, sensazioni al cospetto delle quali qualsiasi altra prestazione, anche la più performante, si riduce ad un semplice gesto di routine. Marco, 47 anni, vicentino, e come si autodefinisce ‘montanaro’, per nascita e tra-dizione, è diventato negli anni una vera e propria icona del mondo della vela, ma soprattutto di tutti i portatori di handicap che amano questa disciplina e che su una barca hanno trovato la forza e le motivazioni per andare oltre e superare i propri limiti. Si, perché Rossato è un portatore di handicap, ha perso l’uso delle gambe a 27 anni a causa di un brutto incidente in moto, ma questo non ha fermato il suo entusiasmo e la voglia di firmare imprese che ai più sembrerebbero impossibili.
Nel 2018, su ‘Foxy Lady’, un trimarano a vela di 8 metri, ha compiuto il Giro d’Italia in barca a vela in solitaria, accompagnato dal suo fedele cane Muttley, toccando 60 porti. Cinque mesi da Venezia a Genova superando tutte le difficoltà che i ‘complessi’ mari italiani lo hanno costretto ad affrontare e i limiti di un’imbarcazione costruita non propriamente per un’avventura di questa portata.
Forte di questa prima esperienza Marco ha guardato oltre, nella sua testa è maturata l’idea di attraversare l’Oceano in solitaria.

Un progetto, il tuo, che parte da lontano e che dovrebbe realizzarsi nel 2024. “Ci stiamo lavorando da molto tempo – racconta – realizzando un catamarano di 15 metri prodotto interamente in Italia e che sto contribuendo a realizzare, mettendo a disposizione il mio occhio tecnico. Siamo ancora alla ricerca di un paio di sponsor che possano coprire tutte le spese ma siamo fiduciosi di riuscire a portare a termine il progetto”.

Che tipo di imbarcazione sarà? “Una barca normalissima nella quale ci sarà maggiore attenzione alle particolari esigenze dei disabili, sarà più spaziosa, accessoriata al meglio ma dalla quale sarà eliminato il superfluo per consentire una maggiore facilità di manovra, dotata di intelligenza artificiale progettata dalla MA-DEIT4A una start-up innovativa, con sede nel Polo Nautico Industriale di Viareggio”.

Sarai dunque protagonista di un’altra grande impresa da raccontare ai nipoti. “Sarà bello festeggiare i miei 50 anni in mezzo all’Oceano ed essere il primo disabile ad attraversare l’Atlantico. Se tutto andrà come previsto partirò in aprile da Venezia, poi toccherò quattro porti italiani Brindisi, Palermo e Viareggio, farò una tappa in Francia, dove ci sono degli amici ad attendermi, le Baleari, Gibilterra le Canarie e a fine ottobre/primi di novembre dovrei partire affrontare la traversata. Nei programmi raggiungerò Caraibi risalirò a Miami e da lì, sempre a tappe, conto di arrivare a New York nel giugno 2025”.

Un traguardo che, una volta raggiunto, arricchirà la tua storia umana e sportiva davvero sopra le righe. “Sarà il coronamento di un sogno che coltivo dal 1998, ancor prima dell’incidente. Per me, uomo di montagna, il mare è stato un amore a prima vista. Fino a 24 anni non mi ero mai avvicinato all’acqua, ma ho capito immediatamente, dopo i primi approcci, quella che sarebbe stata la mia passione”.

Poi è arrivato l’incidente… “La percezione della gravità, la certezza della disabilità, non hanno spostato i miei orizzonti sportivi, anzi mi hanno dato maggiore carica e convinzione. Costi quel che costi mi sono detto centrerò i miei obiettivi come se le mie gambe funzionassero come prima”.

Qual è stata la faticosa strada da percorrere per arrivare ad essere quello che sei oggi? “Ho cercato una scuola e qualcuno che potesse insegnarmi tutto quello che c’era da imparare. L’ ho trovata nella Scuola vela e di navigazione di Sabaudia e soprattutto nella persona del fondatore Luigi Zambon, recentemente scomparso, un uomo straordinario, un veneto trapiantato nel Lazio, che per me è stato molto di più di un istruttore, un mentore e una guida. A lui devo davvero molto”.

Ed anche per questo hai deciso di dedicarti all’insegnamento dello sport della vela ai disabili. “Ho fondato a Viareggio I Timonieri Sbandati, l’unica scuola al mondo dell’arte della vela per timonieri disabili, con corsi dalle derive ai maxi-yacht e volo a vela in aliante. Ancor prima sono stato il fondatore e presidente di Sailability Onlus sul Lago di Garda, con l’intento di far conoscere e provare la vela ai portatori di handicap, perché credo sia l’unico sport che consente un confronto ad armi pari tra disabili e normodotati”.

Marco Rossato con il suo catamarano

Nonostante l’abbattimento delle barriere culturali e architettoniche avvenute negli ultimi anni c’è ancora molto da fare per rendere l’attività sportiva di chi non ha l’uso delle gambe davvero paritetica. “C’è da lavorare anche su una legislazione che a mio avviso è discriminatoria. I portatori di handicap, ad esempio, pur sostenendo gli stessi esami dei normodotati ed abilitati al comando non possono uscire da soli in barca, questo credo sia fortemente discriminatorio e poco aderente alla realtà”.

Marco, per concludere, guardiamo avanti ed alziamo l’asticella. Quali sono i tuoi futuri traguardi da perseguire e raggiungere nel prossimo futuro? “Molto dipenderà come andrà nell’Atlantico. Da un po’ sto pensando di effettuare il Giro del Mondo sulla linea equatoriale. Un’impresa che vorrei compiere prima di aver compiuto 60 anni. Non so se riuscirò a farlo da solo ogni caso vorrei che tutti i miei compagni di avventura fossero velisti in carrozzina. Un desiderio impossibile? Io, intanto, ci sto lavorando”.

Marco ci crede fortemente, qualcuno potrà spegnere i suoi sogni?

[ Gianluca Montebelli ]


IL VIDEO PROIETTATO NEL CORSO DI SPORT&CULTURA

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