La Guinea, vincitrice del torneo in Spagna batte l’Ecuador che ha trionfato nell’edizione italiana.
Superare ogni difficoltà che chissà in quale modo li hanno portati in Italia per lavorare, per studiare oppure più semplicemente per cercare una vita migliore. Il calcio può anche questo. E dal 1999 il Mundialido, torneo nato ad Ostia (il Lido di Roma) dandogli così questa denominazione particolare, offre l’opportunità di mettere da parte i tanti problemi della vita reale di tanti stranieri che su un campo di calcio assaporano agonismo, competizione e confronto con le tante altre comunità provenienti da tutto il mondo. Un progetto di mediazione culturale concreto che porta una reale integrazione che solamente lo sport riesce miracolosamente ad ottenere. Nell’Italia multietnica dove sono ancora molte le difficoltà da superare per molti stranieri, questo magico perimetro di gioco è un luogo comune di gioia ed agonismo, dove lasciare da parte per novanta minuti ogni pensiero che non sia quello di essere parte della propria Nazionale. Con orgoglio e passione. La partecipazione al torneo è infatti riservata a squadre composte interamente da immigrati provenienti da ogni continente.
Questa edizione, se l’è aggiudicata la Guinea Equatoriale. La formazione dell’Africa Centrale ha piegato la resistenza dell’Ecuador nel doppio confronto tra le vincenti del Mundialido edizione Roma e quella di Madrid, conquistando la prima edizione della RIA (European Integration Cup). Forte di due reti di vantaggio maturate nel confronto diretto che si è svolto il 27 luglio in terra spagnola, la compagine africana si è presentata sul manto sintetico dell’Aldobrandini di Ostia Antica con il morale e alto e la giusta consapevolezza dei propri mezzi. La due squadre ben organizzate si affrontano a viso aperto e nonostante la tensione per l’incontro decisivo sfiorano il gol in un paio di occasioni prima con Eribo Copariate (Guinea), al quale replica Cedeno (Ecuador). La formazione africana, a metà periodo, trova la giocata giusta per spezzare l’equilibrio con Ejeleri Mabale e consolida ulteriormente le percentuali di vittoria della sua squadra, in virtù della vittoria per 3 a 1 di Madrid. L’Ecuador sfiora il pareggio con Ramon Rea, il quale calcia di sinistro da circa venticinque metri, ma si vede negare la gioia del gol dalla traversa. La squadra sudamericana chiude il primo tempo in avanti e poco prima dell’intervallo pareggia i conti su rigore con Cedeno: si va così al riposo sul punteggio in perfetta parità. L’Ecuador parte forte nella ripresa e le due squadre sfiorano entrambe la marcatura su calcio da fermo: Chanque Bedung colpisce la parte alta della traversa, mentre Aquino De Felice impegna severamente Eseng Ngui. La Guinea, agevolata nel proprio compito dai maggiori spazi concessi dagli avversari, mette due volte i brividi ai sudamericani con Ndong Nchama. L’Ecuador, in ogni modo, non si dà per vinto e, a dieci minuti dalla conclusione, raddoppia grazie a un secondo penalty accordato a proprio favore dalla terna arbitrale a causa di brutto fallo commesso da Eseng Ngui ai danni di Cedeno che si presenta dagli 11 metri e realizza. Finale avvincente con i sudamericani che provano in tutti modi a riequilibrare le sorti della finale ma la Guinea Equatoriale, però, presa letteralmente per mano dagli elementi più rappresentativi, fa valere l’ottima organizzazione di gioco, gestisce il minimo vantaggio sino al triplice fischio e corona il classico sogno nel cassetto di iscrivere per prima il proprio nome nella prestigiosa European Integration Cup.
Il 2 a 1 non basta quindi all’Ecuador piegato soltanto dalla differenza reti e si conclude così questa 26^ edizione che per la prima volta ha visto una doppia finale con una tappa all’estero dopo che l’anno scorso grazie al Mundialido di Milano organizzato dal Comitato regionale ASI della Lombardia, sempre l’Ecuador (vincitore a Roma), era stato battuto a Montecatini dal Perù che aveva vinto il torneo di Milano. Una sorta di “prova generale” per l’edizione di quest’anno che come ci tiene a sottolineare l’organizzatore Eugenio Marchina “è stata davvero emozionante visto che le due squadre hanno affrontato all’estero una doppia finale con un organizzazione tipica di un grande torneo, con tanto di autobus a disposizione degli atleti che li hanno fatti calare nel sogno di affrontare un grande evento. Ricordo ancora la prima edizione dove erano presenti 10 squadre e si lavorava con il fax –aggiunge con un po’ di emozione – e quelle dove alcune rappresentative venivano direttamente dai Centri di accoglienza. Ora le squadre sono tutte molto organizzate con propri allenatori, accompagnatori ed il livello si è alzato moltissimo con giocatori di ottima qualità… con tanto di osservatori sulle tribune”.
Tribune sempre gremite al centro sportivo La Rustica, “Stadio R. Fiorentini”, con un tifo chiassoso ed appassionato con tanto di bandiere, fumogeni e cori da stadio e cantare il proprio inno nazionale all’inizio di ogni incontro, con tanto orgoglio ed un pizzico di emozione. Facendogli vivere per un mese (il torneo è iniziato il 25 maggio e si è concluso il 29 giugno, 24 squadre divise in 6 gironi, ben 51 incontri) i valori dello sport che si conferma veicolo fondamentale per il coinvolgimento delle persone in percorsi di accoglienza e integrazione.
L’appuntamento è per il 2025!
[ Gianluca Rizzante ]