I tecnici italiani di tutti gli sport hanno fama e credibilità fuori dai confini nazionali ed ottengono, in un momento di difficoltà economica del nostro Paese, ingaggi ormai irraggiungibili nel nostro Paese. Calcio, basket, scherma, pallavolo, facciamo scuola in tutto il mondo. Ne parla Federico Pasquali in un articolo del numero di ottobre del magazine ASI Primato.
STUDIARE IN ITALIA PER GUADAGNARE ALL'ESTERO
In Italia si impara l'arte o il mestiere e all'estero si va per guadagnare soldi. Questo è un motivetto ricorrente ormai da decenni. Dai medici ai fisici e agli ingegneri, fino ai carpentieri e ai meccanici, ormai da decenni gli italiani salutano il Bel Paese per accomodarsi in lidi più vantaggiosi a livello economico e non solo.
Per i “mestieranti” dello sport, invece, il processo di emigrazione è stato più lento e soprattutto recente. Tolto qualche pugile che sbarcava negli States per fare soldi e successo e qualche driver o fantino, fino a pochi anni fa i casi di atleti che lasciavano l'Italia si contavano sulle dita delle mani. Nel 1976, quando il re dei bomber biancocelesti Giorgio Chinaglia si trasferì a New York per giocare con il Cosmos, furono versati fiumi di inchiostro tant'era rara la notizia. Ma come, un calciatore che vive nella patria del calcio se ne va oltreoceano a giocare con chi quasi non sa cosa sia il pallone?
Dopo di lui i casi si sono moltiplicati nel calcio e con rare eccezioni in altri sport di squadra come il basket e il volley. Ancora più recente invece è l'emigrazione degli allenatori italiani. Per decenni, in quasi tutte le discipline sportive, calcio incluso, abbiamo portato centinaia di tecnici di ogni parte del mondo a guidare i nostri club, le nostre nazionali e un infinito numero di atleti di ogni disciplina, dall'atletica leggera alla scherma, dalla ginnastica al pentathlon moderno.
Da qualche anno, invece, si assiste ad un'inversione di tendenza che, se si esclude in parte il calcio, inizia un po' a far preoccupare il mondo dello sport italiano.
Calcio a parte, dicevamo, in quanto è l'unico sport professionistico in Italia, dunque i club sono nelle mani perlopiù di imprenditori che non hanno quasi mai la priorità di far quadrare i budget e soprattutto hanno la pretesa di vedere la loro squadra vincere e subito. Dunque sono disposti a ingaggiare allenatori di qualsiasi nazionalità, purché abbiano un curriculum da vincenti. Ma in questo lungo periodo di crisi economica anche i presidenti dei club calcistici iniziano a farsi due conti puntando sui tecnici nostrani. O meglio su quei pochi di grido che sono anora disponibili ad allenare da noi, perché scorrendo la lista di alcuni tra i più vincenti o comunque convincenti allenatori degli ultimi anni si nota come siano tutti accasati all'estero o comunque lo sono stati per molti anni. Capello, Lippi, Conte, Ancelotti, Ranieri, Zaccheroni, Guidolin, Di Matteo e fino a poco tempo fa nella lista c'erano Trapattoni, Lippi, Spalletti, Di Matteo, Zola, Vialli. Insomma un lista di alta qualità. E non si può nascondere come i risultati in campo internazionale sia dei nostri club (caso finale di Champions della Juventus a parte) sia della Nazionale (dopo il Mondiale vinto nel 2006) siano poco esaltanti.
IL CASO DI SERGIO SCARIOLO ED ETTORE MESSINA
Ma addentrandoci più nello specifico degli altri sport troviamo decine di bravi e ottimi allenatori formatisi nelle palestre e sui campi italiani che sono emigrati all'estero riscuotendo nella maggior parte dei casi dei grandi successi.
Il caso più eclatante, forse, è quello del tecnico di basket bresciano Sergio Scariolo. Ad oggi risulta l'allenatore italiano più vincente della storia a livello di nazionali. Nel suo palmares spiccano tre titoli europei, un argento e un bronzo olimpico: tutti titoli conquistati con la nazionale di basket della Spagna.
Altro tecnico vincente di basket emigrato è Ettore Messina, che oltre un decennio fa ha iniziato a girare il mondo allenando in Russia, Spagna fino allo sbarco nell'Nba statunitense. Fortunatamente per noi, Messina è anche tecnico della nostra Nazionale dallo scorso anno. E anche un ex ct azzurro, Simone Pianigiani, se ne è andato prima in Turchia e ora in Israele.
FUGA DI TECNICI DI PALLAVVOLO ALL'ESTERO
Rimanendo nel campo degli sport indoor, il fenomeno dei tecnici emigrati più importante è quello che riguarda il volley. La lista dei nostri allenatori, indubbiamente tra i più preparati al mondo, che hanno cercato fortuna all'estero è davvero corposa. E la maggior parte hanno, o hanno avuto tra le mani le nazionali e non una “semplice” squadra di club. Andrea Giani alla guida della nazionale maschile della Slovenia, Roberto Santilli di quella maschile della Polonia, Carlo Parisi di quella maschile della Repubblica Ceca, Daniele Capriotti di quella femminile dell'Islanda, Giovanni Guidetti in sequenza di quelle maschili di Bulgaria, Germania e di quella femminile dell'Olanda, Luciano Pedullà di quella femminile della Germania, Vincenzo Nacci di quella maschile del Venezuela, Daniele Bagnoli di quella maschile della Russia, Marcello Abbondanza di quella femminile della Bulgaria e Massimo Barbolini di quella femminile della Turchia. E la lista continua se ci inseriamo anche i tecnici che guidano o hanno guidato squadre di club maschili e femminili.
FUGA DI TECNICI DI SCHERMA ALL'ESTERO
Un altro sport di grande tradizione che soprattutto negli ultimi ha iniziato a vedere la fuga dei tecnici è la scherma. I casi più eclatanti sono quelli di Stefano Cerioni, due volte olimpionico da atleta, allenatore di alcune delle fiorettiste e fiorettisti azzurri più forti di sempre, che qualche anno fa se n'è andato in Russia ottenendo da subito ottimi risultati con la nazionale maschile. E di Andrea Magro, che con la nazionale italiana ha conquistato il numero record di 16 medaglie olimpiche, emigrato prima in Giappone e dopo in Germania. Prima di loro, in realtà, già altri big della scherma italiani avevano salutato il Bel Paese: su tutti, citiamo i maestri Bortolaso e Tomassini, che andarono a guidare rispettivamente le nazionali tedesca e francese. E uno degli ultimi ad andarsene all'estero è stato Massimo Omeri, che ha allenato Trillini e Cassarà, tra gli altri, ora trasferitosi ad Hong Kong.
LA FUGA DEI TECNICI IN ALTRI SPORT
La fuga dei tecnici riguarda anche altri sport. Daniele Ferri è stato chiamato alla guida della nazionale di pallanuoto della Thailandia, diventando una star dell'intera nazione asiatica dopo aver vinto l'oro ai Giochi del sud est asiatico. Prima di lui Paolo Malara ha lasciato l'Italia, dove era stato ct del Settebello, per guidare in sequenza la nazionale francese, iraniana e cinese. Valentina Quaranta, nove scudetti vinti con nell’hockey su prato, al termine della carriera è approdata in Tanzania, dove è diventata ct della nazionale femminile. Nel ciclismo Beppe Martinelli, direttore tecnico di lungo corso in Italia (sotto la sua guida Pantani vinse Giro e tour nel 1998), ha lasciato il nostro paese per guidare la squadra kazaka dell'Astana, portando Nibali al successo del Tour nel 2014. Nella marcia, Sandro Damilano, ex ct della nazionale italiana, nel 2011 è andato in Cina a guidare la nazionale che vince tutto ormai da anni. Nel nuoto da segnalare la storia di Andrea Di Nino, tecnico giramondo che alla guida della nazionale russa ha fatto incetta di medaglie all'Olimpiade di Londra 2012. Il bravo tecnico di sci Livio Magoni, invece, ha preferito andarsene dall'Italia per ricoprire ruoli tecnici nelle nazionli polacca, monegasca e infine slovena, contribuendo tra l'altro ai successi della slovena Tina Maze. Chiudiamo con un caso davvero singolare. Nel rugby, da quando siamo nel Torneo delle Sei Nazioni, l'Italia ha sempre avuto ct stranieri. Eppure Massimo Cuttitta, ex pilone azzurro fino al 2000, è stato chiamato nel 2009 dalla nazionale scozzese, vincitrice di 22 edizioni del Torneo conosciuto oggi come 6 Nazioni, come allenatore degli avanti. Insomma, l'ennesima eccellenza tecnica che se n'è andata fuori dai confini.