16.02.2018

Sportivando

Società lucrative: cambia tanto, ma sempre poco?

Con la legge di Bilancio 2018, nel sistema dilettantistico appare una nuova forma giuridica aggregativa. Continua ​però ​ad essere rimandata una riforma di settore rotonda e strutturata

La legge di Bilancio 2018, (L. 205/2017), ha introdotto nell’ordinamento sportivo italiano la società  sportiva “lucrativa”. Più precisamente, ha previsto che: “le attività  sportive dilettantistiche possono essere esercitate con scopo di lucro in una delle forme societarie di cui al titolo V del libro quinto del codice civile”.

Cosa significa esattamente? Significa che a fine anno, al momento di redigere il bilancio, la società  dilettantistica costituita a scopo di lucro potrà  ufficialmente distribuire gli utili di esercizio ai soci, senza doverli accantonare o reinvestire nell’esercizio dell’attività  sportiva.
La novità  segue quanto già  accaduto nel professionismo sportivo: nel 1996 venne infatti modificata la famosa L. 91/1981, rimuovendo il limite dell’assenza dello scopo di lucro per le società  professionistiche. Per il calcio fu l’anticamera di un sviluppo ‘aziendale’. Senza questa modifica le società  sportive del mondo del pallone non sarebbero infatti potute esser quotate in Borsa.

Ci asteniamo qui dall’analizzare le conseguenze pratiche prodotte da questa modifica che stravolgerà  il volto dello sport italiano. Lo abbiamo fatto nel corso di questi mesi, assieme ai principali attori del sistema sportivo nel suo complesso, e preferiremmo commentare in futuro le circolari che dettaglieranno gli aspetti costitutivi del provvedimento. 

Siamo sicuri che, ad esempio, sul piano del mondo del lavoro sportivo ci saranno novità  interessanti da commentare – una fascia importante di operatori potrà  iniziare a contare su un minimo di sbocco assistenziale e previdenziale. Cosଠcome siamo altrettanto certi che anche le “sportive lucrative” dovranno e potranno passare dal riconoscimento CONI ai fini sportivi mediante l’iscrizione nell’apposito Registro.

Ci piacerebbe qui svolgere qualche considerazione di carattere generale. Con la riforma introdotta dalla legge di Bilancio, l’ordinamento sportivo continua ad essere più frastagliato e complesso di sempre. Alla iper-frammentazione del sistema non corrisponde però un reale un decentramento funzionale. Il CONI resta il perno come ente pubblico di secondo livello. La mancata semplificazione riguarda anche la vita delle associazioni sportive e del volontariato. Ovvero la cellula ed il nucleo attorno al quale si è sviluppato il sistema dello sport italiano.
Possibile che gli aspetti della loro vita debbano essere affidati alla finanziaria di turno e frammentati tra un corpus di leggi disomogenee, non organiche per indirizzo politico e per impostazione? 

Se davvero siamo tutti convinti che lo sport sia una risorsa per il nostro paese, al pari, ad esempio, del comparto dell’industria o del commercio, possibile non si trovi il coraggio e l’ingegno per mettere mano ad una riforma complessiva? La si invoca da anni, ma al dunque chi ha la forza politica di proporla e di elaborarla si tira indietro. Il compito è arduo, lo so in prima persona. Ma un tentativo si deve fare per amore della nostra Italia e per dare il segno che il cambiamento può partire dallo sport. 

Questo è il tempo delle grandi alleanze per progettare il futuro dello sport. Dovrà  essere sempre più diffuso e capillare, democratico e aperto, proteso alle nuove generazioni e allo stesso tempo impegnato a combattere la marginalità  e l’esclusione sociale. Come riuscire a creare questo nuovo volto? Con una riforma ‘rotonda’: si dovrebbe iniziare ad affrontare la questione dello sport come diritto da ricomprendere nel nostro ordinamento. Poi si dovrebbe passare a rivedere la governance dello sport allontanandosi dal modello CONI centrico, coinvolgendo più le Regioni e tutti i soggetti operanti nel settore sportivo, ciascuno dei quali andrebbe definito e declinato secondo caratteristiche specifiche attuali. Scuola, formazione e lavoro completeranno in quadro.
Le idee ci sono. Agiamole!

 

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