15.07.2016
Quando la casa minaccia la salute dei nostri figli
Come presidente di ASI con molto dispiacere continuo a constatare ancora oggi una debolezza trasversale della cultura sportiva, indotta anche da una declinazione ipercompetitiva di tutto il sistema italiano. Purtroppo questa evidenza é confermata anche da alcuni dati, ad esempio quelli della ricerca Ipsos “Lo stile di vita dei bambini e ragazzi italiani”, parte di un progetto di Save the Children, finalizzato a promuovere la pratica motoria e l’educazione alimentare di bambini e adolescenti (per vedere la sintesi dello studio scarica il pdf in calce a questo contenuto).
LA SINTESI DEL RAPPORTO IPSOS
La sintesi è preoccupante: 1 minore su 5 non svolge attività motorie nel tempo libero e 1 su 10 non le pratica regolarmente nemmeno a scuola. Sedentarietà e scarso tempo trascorso all’aria aperta sono i principali nemici della salute dei ragazzi: 63% di loro cammina meno di mezz’ora al giorno e quasi tre su cinque trascorrono in casa il tempo libero. Tra i genitori dei ragazzi che stanno a casa, uno su tre lo attribuisce alla mancanza di spazi all’aperto vicino a casa dove incontrare gli amici. L’83% dei genitori dichiara di conoscere le regole per una corretta alimentazione, ma il 38% dei ragazzi mangia quotidianamente davanti alla tv. Circa un minore su 10 non fa colazione a casa tutti i giorni.
L'INTERPRETAZIONE DEI DATI DELLA RICERCA IPSOS: IL RUOLO DELLA FAMIGLIA
Proviamo ad andare oltre i dati ed a capire perché in Italia continuiamo ad avere bambini ed adolescenti che fanno poco sport e mangiano troppo e male.
Sarà una banalità , ma una delle principali cause di tutta questa situazione è proprio la famiglia. Già perché i ragazzi ripropongono schemi appresi dai propri genitori; se quest’ultimi non praticano attività sportiva o non ne capiscono fino in fondo l’importanza per il futuro dei figli – delegando alla sola scuola il compito di educare allo sport – diventa difficile pensare che cresceranno degli sportivi. Viene, invece, naturale pensare che legittimeranno comportamenti sedentari, come ad esempio il passare molto tempo davanti alla televisione, al pc o ai videogiochi. Certo, iscrivere i bimbi ad una qualche attività sportiva avrà un costo da sostenere, tanto più difficile quanto più calato nel contesto di generale impoverimento a cui abbiamo recentemente assistito. Ma il denaro impiegato sarà una forma di investimento sulla loro salute e sul loro benessere. Per non parlare dell’esistenza di contesti sportivi istituzionali come gli Enti di Promozione Sportiva, cui spetta proprio il compito di promuovere la pratica sportiva, eliminando tutti quei fattori di ostacolo. Ed a parte l’alibi del costo legato alla pratica sportiva, la mancanza di strutture dove i figli possano ritrovarsi con gli amici per stare all’aria aperta denunciata nella ricerca Ipsos solo in parte può giustificare i dati riportati. E’ vero che le nostre città spesso non sono attrezzate per stimolare l’attività motoria e sono sempre più improntate alla velocità degli spostamenti e all’individualismo dilagante, ma certo non possiamo nasconderci dietro a dinamiche sociali complesse per assolvere le nostre mancanze. Le piazze ed i cortili continuano ad esserci, cosଠcome le strutture sportive. Ovvio, la situazione infrastrutturale deve migliorare qualitativamente e quantitativamente, ma è la famiglia a non doversi arrendere di fronte a queste carenze non solo per dare una chance ai propri figli, ma anche per contribuire a produrre un cambiamento (miglioramento) proprio rispetto questa problematica.
L'INTERPRETAZIONE DEI DATI DELLA RICERCA IPSOS: IL RUOLO DELLA SCUOLA
Da qui il secondo punto: la scuola svolge ancora una funzione insufficiente. Nonostante sia aumentata la percentuale di bambini che pratica una qualche forma di attività motoria grazie all’educazione fisica insegnata nelle strutture scolastiche, ancora l'Italia é indietro rispetto all'alfabetizzazione motoria. Basti pensare a come vengono oggi vissute le ore di attività motoria da parte del corpo docente stesso – un momento di svago da prendere non troppo sul serio; un momento di vuoto tra un pieno e l’altro.
COSA FARE PER FAR FARE SPORT AI NOSTRI BAMBINI
Pertanto, alla luce di tutto cià³, se vogliamo evitare che le nostre case diventino delle armi puntate sul futuro dei nostri figli, è responsabilità di ciascuno di noi diventare ‘evangelizzatori’ della cultura sportiva. Come? Iniziando per primi a fare un po’ di sport; cercando di dedicare tempo di qualità ai nostri figli coinvolgendoli in modo regolare in attività all’aperto; spingendoli a camminare per andare a scuola o per andare d incontrare gli amici; incentivandoli a frequentare corsi, campetti, palestre e palazzetti e soprattutto cercando di educare al valore della prestazione piuttosto che del risultato.
Questo significa cercare di proporre attività dove ci sia gioco, gioia e allegria, cercando di non esasperare l’attività agonistica in età precoce (responsabile in parte dei livelli ancor troppo alti di abbandono). Solo cosଠi numeri della ricerca Ipsos che leggeremo nei prossimi anni potranno raccontarci un paese diverso.
Al centro di una tempesta perfetta
Dalla rivista Primato, ottobre-novembre 2023. Ci eravamo dati sei mesi di tempo, pubblicamente, per valutare la messa a terra e […]
Sport, cultura, benessere e sostenibilità: ora si fa sul serio
Dalla rivista Primato, agosto-settembre 2023. Sport nelle scuole, sport sociale, impiantistica sportiva, ecosostenibilità… L’occasione è ghiotta, perderla adesso rappresenterebbe un […]
Professionismo femminile. Luci e ombre
Dalla rivista Primato, giugno 2022. E quella favola chiamata Fiammamonza… Con una piccola eccezione alla tradizione, questo spazio ospita una […]