20.02.2019
Museo Nazionale dello sport: una sfida possibile per un’Italia più consapevole e orgogliosa
Per celebrare degnamente chi ha contribuito a rendere l’Italia grande nel mondo e per costruire cultura sportiva, presentiamo una petizione o lavoriamo ad un progetto di crowdfunding per la realizzazione di un Museo Nazionale dello Sport, recuperando l’idea che fu di Pescante, forti del supporto di un Governo che allo sport ha dimostrato di guardare con altri occhi.
L’Italia ha una storia millenaria che turisti da ogni parte del mondo – 63 milioni nel 2018 – vengono ad ammirare e respirare. Una storia segnata da fatti, scoperte, da grandi capacità speculative e artigianali raccontate nelle quasi 5000 strutture museali presenti su tutto il territorio – all’incirca una ogni 12.000 abitanti. I dati pubblicati dal Ministero della Cultura nel 2017 dicono che sono stati oltre 50 milioni i loro visitatori, quasi 5 in più dell’anno precedente, quasi il 50% in più rispetto a dieci anni fa.
Non solo: l’Italia è anche un paese di sportivi – ce lo dice la straordinaria partecipazione ai grandi eventi e lo suggerisce anche la passione con cui gruppi di persone piccoli, ma altamente appassionati, siedono ogni sabato e domenica sugli spalti attorno ai rettangoli verde o sulle gradinate dei palazzetti a tifare la propria squadra, il proprio amico/a o il proprio figlio/a. Ma lo racconta anche il grande numero di spettatori che ha assistito alla diretta televisiva di addio al campo di Francesco Totti o lo straordinario seguito avuto dalla sfida tutta italiana tra Roberta Errani e Flavia Pennetta agli US Open del 2015.
Le discipline sportive sono per gli italiani fenomeni di costume capaci anche di ispirare la letteratura, l’arte e la cinematografia.
E allora perché non rilanciare il progetto di un Museo Nazionale dello Sport? Un luogo che raccolga oggetti, testimonianze e contributi audio-visivi capaci di raccontare la grandezza della nostra storia sportiva fatta dai tanti uomini e donne che oggi ricordiamo e celebriamo occasionalmente. Pensiamo – solo per citarne alcuni – a Pietro Mennea, a Gino Bartali, Nino Benveuti, Novella Callegaris, Dino Meneghin, Gabriella Dorio e moltissimi altri. Ma guardiamo anche a esperienze collettive cui si lega la nostra identità di italiani. Mai come al giorno d’oggi sarebbe bene rispolverare ogni minuto della famosa partita Italia-Francia ai Mondiali del 2006.
L’idea di un Museo Nazionale dello Sport non è certo nuova. La propose Mario Pescante all’inizio degli anni 2000 quando, da Sottosegretario con delega allo Sport del governo Berlusconi, suggerଠe si adoperò per recuperare la Casa delle Armi del Foro Italico e crearvi un luogo trasversalmente rappresentativo del mondo sportivo, fruibile al pubblico, da cui potesse nascere una coscienza diffusa di una vera cultura sportiva.
Mai come oggi i tempi potrebbero essere maturi per rilanciare tale iniziativa e portarla a vedere la luce, vista la sensibilità di questo Governo in materia di sport.
Non solo; considerato che le forze politiche di maggioranza stanno mettendo in campo una serie di azioni tese a valorizzare e tutelare la nostra identità nazionale, il Museo Nazionale dello Sport potrebbe essere una di queste, complementare alle altre. Un luogo in cui gli italiani possano rivivere al di là della distanza spazio-temporale le gesta di campioni che hanno reso grande il nostro paese.
La costruzione di una cultura sportiva più matura e capillare è, però forse, l’obiettivo più importante per cui riteniamo utile promuovere e sostenere un’iniziativa del genere. Per centrarlo, dovremmo lavorare alla costruzione di un luogo in cui i maestri e le famiglie desiderino portare i loro bambini e le loro bambine per far vivere loro un’esperienza divertente e coinvolgente di storia e di sport. Un posto non solo di testimonianza ma anche capace di guardare al futuro, anche grazie alla scelta di linguaggi e strumenti nuovi di narrazione.
Niente di più semplice da realizzare allora? Non proprio. Siamo consapevoli delle difficoltà legate all’investimento necessario per creare una struttura e un racconto in grado di affascinare e richiamare visitatori, ma le potenzialità ci sono tutte. Per dirla con termini di marketing, c’è il prodotto – una grandissima tradizione e storia sportiva – c’è il mercato (i 5000 musei italiani nel 2016 hanno raccolto oltre 110 milioni di persone, che per oltre la metà sono stati disposti a pagare un biglietto per entrare in uno di questi luoghi) e potrebbe facilmente trovarsi la posizione.
Come proposto da Pescante a suo tempo, una nuova destinazione per l’Accademia di Scherma del Foro Italico potrebbe essere l’ideale, magari cercando di ricreare all’interno l’atmosfera e l’emozione che sono stati abili a creare al Messner Mountain Museum, a Plan de Corones, dove la stessa struttura architettonica evoca, in chiave emozionale, l’epopea dell’alpinismo e dell’arrampicata sulle grandi pareti.
Perché dunque non adoperarsi per una struttura capace di raccontare il passato, ma anche di educare allo sport, prevedendo una serie di iniziative formative programmate e diversificate in cui coinvolgere campioni e attori chiave del sistema? Come ASI ci piacerebbe poter trovare compagni di viaggio convinti come noi che questa iniziativa possa farci ritrovare l’orgoglio della nostra identità e consentirci di rivivere parti della nostra storia. Ne saremmo felici.
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