24.04.2022

Pagine di Sport

Metafore. Tra le corde di un ring

In copertina, Giovanni Parisi e, alle spalle, Angelo Jacopucci

Tra le corde del ring si possono cogliere evidenti metafore dell’umana esistenza, chiari esempi di come le vicende riguardanti le battaglie combattute con i guantoni siano simili a ciò che la vita fa così spesso incontrare sul nostro cammino.
Ed ecco il punto! La ragione e la motivazione di questo terzo libro consecutivo sul pugilato scritto da Gualtiero Becchetti: “LA BOXE FA CIO’ CHE VUOLE” (dal 28 aprile in vendita nelle maggiori librerie e nei siti librari di internet – Ed. Edizioni Slam – Absolutely Free Libri-Roma). Ricordare, senza alcun ordine cronologico ma così come sono venuti alla mente dell’autore, alcuni di quegli incontri che sorpresero tutti e di cui furono protagonisti pugili italiani. Sì, italiani. Affinché ne venga annaffiata e rinverdita la memoria con rispetto e gratitudine. Degli altri, dei grandissimi nomi sparsi per il mondo già tanti hanno scritto e scriveranno. Non ne hanno bisogno. Dei nostri, invece, si rischia l’oblio e non sarebbe giusto. Nelle 250 pagine i protagonisti sono pugili noti e meno noti e di essi solo Angelo Jacopucci (nella foto d’apertura. Nel corso del match contro l’inglese Minter, il pugile di Tarquinia morì per emorragia cerebrale. I match vennero ridotti da 15 a 12 round) e Giovanni Parisi non ci sono purtroppo più. I combattimenti e le manifestazioni narrate risalgono a tempi nemmeno molto remoti e non a caso, ma per dimostrare che l’incertezza, la sorpresa benefica o malefica incombe sempre tra le sedici corde così come nell’esistenza quotidiana di ciascuno di noi. E quando non si sa come va a finire, crisi o non crisi il pugilato mantiene ancora pressoché integro il proprio magico blasone di “sport-non solo sport”, di disciplina dove tutto può accadere.
Un quadrato delimitato da corde in cui vittoria e sconfitta, gioia e dolore, speranza e disperazione, inizio e fine sono separati da un velo sottilissimo, praticamente invisibile. Un velo attraverso il quale la gente guarda i protagonisti identificandosi con loro nelle altalenanti fasi di una lotta piena di forza e di sofferenza. Forse anche per capire, oltre a ciò che accade tra i due guerrieri con le mani guantate, anche qualcosa in più della vita e delle sue bizzarrie. Di quella vita “vera” che attende a casa o a televisore spento coloro che per il breve spazio temporale di un combattimento toccano le fragilità del proprio campione e del proprio io, oppure la sua miracolosa forza, emersa dalle parti più segrete e sconosciute di un corpo e di una mente capaci di salire lassù in alto a graffiare il cielo, mentre tutto sembra perduto.
Perché la boxe assomiglia tremendamente all’umana esistenza… E fa ciò che vuole.
Si narra di Nino Benvenuti, Silvio Branco, Efrem Calamati, Agostino Cardamone, Franco De Piccoli, Alessandro Duran, Massimiliano Duran, Simona Galassi, Angelo Jacopucci, Simone Maludrottu, Giovanni Parisi, Alfio Righetti, Cristian Sanavia, Andrea Sarritzu, Maurizio Stecca, Paolo Vidoz, Lorenzo Zanon e Stefano Zoff.
Delle loro sorprendenti e trionfali vittorie. Delle loro inattese e disperanti sconfitte. Di Stefano Zoff che vittima “predestinata” in Francia contro l’idolo di casa, il campione del mondo Julien Lorcy, si sente dire dal suo allenatore Massimiliano Duran prima del match: “Qui, solo due persone credono nella tua vittoria: tu ed io!”. E il “pirata” di Trieste sconvolgerà ogni pronostico cingendosi i fianchi della cintura iridata di fronte ad un pubblico annichilito dalla sorpresa… E si parla pure del povero Angelo Jacopucci, ricoperto crudelmente da insulti sul ring di Torino in occasione di una sfida contro il “carneade” britannico Frankie Lucas, mai sentito nominare “prima” e mai più sentito nominare “dopo”, che gli imporrà un terribile ko tra il ridanciano tifo “al contrario” degli spettatori. Oppure del leggendario Nino Benvenuti, “sballottato” al palasport di Bologna dal modestissimo argentino José Chirino, evidenziando un tramonto che nessuno avrebbe mai voluto vedere. E anche i fratelli Massimiliano e Alessandro Duran, dati per “spacciati” rispettivamente con l’inglese Derek Angol e il sudafricano Peter Malinga e invece trionfatori dinanzi all’immensa folla della loro piccola Ferrara…
Tante storie, tante avventure intrecciate con altrettante avventure di altri pugili e uomini disposti a lanciarsi nel buio dell’abisso per inseguire un sogno, per incidere nella propria esistenza un graffito che il tempo forse non riuscirà a cancellare mai.
Ma la boxe, appunto, fa ciò che vuole. Più forte di ogni altra cosa, quasi come lo era il fato degli antichi. Combattere e non vincere é l’onore vero riservato a chi si batte contro di esso per deviarne il percorso. Sino all’ultimo, sino allo stremo delle forze. Poi, sarà quel che sarà. LA BOXE FA CIO’ CHE VUOLE.
È così…

[  La Boxe fa ciò che vuole. Gualtiero Becchetti. 254 pagine. Euro 17. Absolutely Free Libri  ]

 

 

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Storie di guerra e di calcio. Un libro di Mario Pennacchia


Gli scudetti che vinsero la guerra. L’orgoglio del vecchio Bologna, il primo titolo della Roma e la nascita del Grande Torino. Se si volesse rappresentare la passione degli italiani per il calcio con un immediato, autorevole, esauriente riferimento storico non si potrebbe avere testimonianza più probante di quella degli anni di guerra. Tra il 1940 e il 1945 la popolarità del calcio in Italia fu messa alla prova del fuoco, e non per modo di dire, dalle vicende angosciose di una guerra sempre più feroce e atroce penetrata nelle vene della nazione fino a degenerare in lacerazioni di guerra civile. In quegli anni vissuti fra bombardamenti e distruzioni, fame e miseria, deportazioni e orribili eccidi, il calcio ebbe il coraggio di non fermarsi (campionati nazionali fino al 1945, tornei locali, regionali e interregionali nel 1944-45) e gli italiani la forza morale di farne lo scudo contro la disperazione e un ponte di speranza verso un nuovo mondo di pace. Di quegli anni, di quel calcio e di quegli indomiti italiani che non smisero di affollare gli stadi queste pagine rinnovano il ricordo, facendone rivivere i protagonisti, ricostruendone e documentandone la storia: dall’egemonia di Juventus, Ambrosiana e Bologna al primo scudetto della Roma e al capolavoro di Ferruccio Novo: l’immenso Torino di Loik e Mazzola avviato a diventare leggenda. Un libro di una leggenda del giornalismo italiano, Mario Pennacchia.

[  Gli scudetti che vinsero la guerra. L’orgoglio del vecchio Bologna, il primo titolo della Roma e la nascita del grande Torino. Mario Pennacchia. Ultra Sport. Pagine 186, 2013  ]

La leggenda del Grande Torino. L’ultima partita a Lisbona…

 

 

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