20.04.2019

Sportivando

Loro: Il pallone è mio e ci gioco io!!

Noi: Peccato, era un’amichevole per sensibilizzare il pubblico per una causa comune.
Nello scorso editoriale vi avevamo anticipato di un evento importante a cui avremmo partecipato: la Conferenza Programmatica Nazionale sulla Promozione Sportiva, organizzata dall’Osservatorio Permanente sulla Promozione Sportiva di cui il nostro Ente fa parte sin dalla sua nascita.
Lasciamo ad un articolo interno il compito di raccontare l’incontro e di condividerne i contenuti. Utilizziamo, invece, questo spazio per condividere con voi alcune riflessioni sulle polemiche che lateralmente hanno sfiorato la Conferenza.
Per chi non lo sapesse, infatti, il giorno del convegno Csi, Uisp, Pgs e UsAcli hanno diffuso un comunicato nel quale affermavano che la loro assenza e la loro mancata adesione al progetto era frutto di una precisa volontà . Rispondeva ad un desiderio di trasparenza e di presa di distanza da Enti di Promozione Sportiva i cui numeri – a loro dire – erano alterati, giacché frutto del lavoro di altre organizzazioni.
Desideriamo allora mettere in evidenza alcuni fatti, formali e sostanziali, per dimostrare quanto inappropriata sia stata questa condotta.
Sul piano formale ci domandiamo come mai questi soggetti abbiano scelto proprio il giorno della Conferenza Programmatica Nazionale per condividere tramite stampa le loro perplessità  sul progetto e non lo abbiano fatto prima, quando sono stati chiamati a partecipare. Utilizzare i contatti diretti e i luoghi comuni di confronto come il Coordinamento degli Enti sarebbe stato un modo più corretto di confrontarsi tra soggetti che dovrebbero operare per un obiettivo condiviso. Invece questi Enti hanno preferito sfruttare la visibilità  mediatica conquistata attraverso il lavoro degli organizzatori per dire: ‘Il pallone è mio e ci gioco io!’. Un atteggiamento tipico di chi non è capace di fare gioco di squadra. In questo, con tutta sincerità , riconosciamo il modo di porsi della Uisp che, abituata ad essere la prima della classe, quando si trova adombrata da altri compagni, fa di tutto per apparire. Mentre non ci meravigliamo della condivisione da parte di Pgs e UsAcli – capaci di rappresentare poco più che sé stessi, come degli ectoplasmi – ci stupiamo, però, che tale uscita sia stata avvallata dal Csi. Non solo perché gli riconosciamo modi solitamente diversi, ma anche perché è stato uno degli Enti fondatori dell’Osservatorio. Ovvero uno di quello che, come noi, ha creduto da subito negli scopi costitutivi dell’Osservatorio e per questo ha contribuito a fornire tutta la documentazione in base alla quale è stata impostata l’analisi e lo studio condotto dall’Università  di Parma. Una contraddizione non di poco conto, non vi sembra?
In ultimo il fatto che l’UsAcli abbia sottoscritto questo comunicato è inaccettabile. Il suo presidente è infatti anche il responsabile del Coordinamento degli EPS. Tale ruolo avrebbe dovuto suggerirgli di assumere una posizione di terzietà  per evitare che le posizioni dell’Ente da lui rappresentato potessero essere confuse con quelle dell’organo collegiale di rappresentanza e sintesi della promozione sportiva di cui é responsabile. Per correttezza, volendole sposare, avrebbe dovuto dare le dimissioni da Responsabile del Coordinamento!
Ma veniamo alle questioni sostanziali. Le perplessità  sulla trasparenza alla base del progetto e sulla fondatezza di numeri presentati appaiono quantomai singolari.
Per prima cosa perché l’intenzione alla base dell’operato dell’Osservatorio è proprio promuovere la trasparenza e fotografare in modo più oggettivo possibile la realtà  degli Enti. Manca di trasparenza chi invia i propri bilanci e si fa contare? Peraltro, il pulpito da cui proviene la predica è quanto mai poco affidabile. Potremmo chiedere: come mai la maggioranza degli impianti pubblici dell’Italia centrale, governata dalle giunte rosse, sono gestiti sempre dalla Uisp e quasi mai dalle Federazioni e/o da soggetti parimenti titolati?
Quali sono i meccanismi per cui l’aggiudicatario è quasi sempre un Ente strettamente legato ad una subcultra politica che in quelle regioni governa ed ha relazioni? Diciamo che ci sarebbero margini per chiedere alla magistratura di indagare su questa forma di clientelismo sportivo che tutto è fuochi trasparente.
In secondo luogo la rappresentazione dei dati è stata fatta proiettando le evidenze risultanti dallo studio sulla totalità  dei quindici Enti riconosciuti dal CONI. E’ dunque evidente che l’obiettivo alla base del progetto non era certo esaltare l’operato e la strutturazione dei partecipanti e sminuire quella degli assenti. Abbiamo lavorato per un risultato collettivo, nell’interesse dell’intero movimento.
Terzo: nei bollettini che sono stati trasmessi e nel racconto fatto anche in sede di Conferenza Programmatica, l’Osservatorio e i suoi componenti non hanno mai voluto rappresentare lo sport di base come un cosmo perfetto. Piuttosto hanno voluto dare sostanza ad affermazioni di valore spesso non supportate da conoscenza e da dati. Hanno voluto rivendicare un operato – collettivo! – grazie al quale l’Italia ha potuto crescere in termini di benessere e di welfare. Peraltro, l’accusa di numeri eccessivi rispetto alla presunta reale consistenza del mondo della promozione sportiva ci fa sorridere. Se questa fosse una convinzione davvero radicata nei portatori di protesa, come mai Uisp, Csi, Pgs e UsAcli non si unirono ad ASI quando, uscendo dal Coordinamento, denunciammo che le regole imposte dal CONI inducevano ad affiliare e tesserare in modo quantitativo e poco qualitativo? Allora si guardarono bene dal sostenere la nostra tesi.

Alla luce di queste argomentazioni ci pare dunque evidente l’inappropriatezza e l’infondatezza delle posizioni espresse da questo quartetto, una riedizione (mal assortita) in chiave sportiva del cattocomunismo. A loro diciamo, proprio riaffermando le intenzioni che ci hanno fin qui animato: ‘La partita che stiamo giocando è di tutti! Siete ancora in tempo ad unirvi a noi!’.

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