13.03.2016

Sportivando

Le nuove competenze CONI

Ad inizio febbraio di quest’anno è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale un decreto legislativo, approvato in via definitiva dal consiglio dei Ministri del 21 gennaio, che recepisce la direttiva 2013/55/UE recante, tra le altre cose, la modifica della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali. 

Il decreto mentre introduce alcune importanti novità  – tra cui la “tessera professionale” che favorisce la libera circolazione dei professionisti e rafforza il mercato interno – rappresenta sicuramente un passo in avanti in quel processo di integrazione europea che sembra confinato nella sfera burocratica e monetaria, mentre stenta a decollare nella sua dimensione culturale e sociale più ampia. 

Tuttavia, le conseguenze più importanti che qui interessano sono quelle relative al mondo sportivo. Infatti l’art. 5, nell’individuare le Autorità  competenti al riconoscimento delle qualifiche professionali per l’esercizio della libera prestazione di servizi, attribuisce al CONI la competenza per l’identificazione delle “professioni di maestro di scherma, allenatore, preparatore atletico, direttore tecnico sportivo, dirigente sportivo e ufficiale di gara” (sarà  poi il Ministero delle Infrastrutture ad avere la competenza per la professione di “assistente bagnante”).

Cosa significa? Che siamo di fronte all’allargamento (quindi anche ad un riconoscimento?) delle figure professionali anche in ambito dilettantistico, salvo diverso pronunciamento del CONI. Se da una parte questo ci fa pensare – e sperare – in un prossimo intervento legislativo volto ad inquadrare in modo chiaro i rapporti di lavoro nel settore non professionistico, dall’altra dobbiamo riconoscere la portata politica di questa previsione legislativa (che ne è forse il presupposto stesso).

Con questo decreto il CONI sta diventando sempre più quello un Ministero dello sport, molto ascoltato e ben considerato da questo governo. Lo avevamo già  visto all’inizio di questo anno quando, provando ad immaginare quale futuro attendesse il sistema sportivo italiano, registrammo l’incredibile risultato di Giovanni Malagò nell’ottenere risorse aggiuntive (rispetto a quelle annualmente stanziate come finanziamento pubblico) per l’impiantistica sportiva delle periferie di città  italiane. Il fatto eclatante in quella circostanza fu la decisione dell’esecutivo di lasciare stabilire direttamente al CONI quali strutture fossero meritevoli dell’assegnazione dei fondi stanziati, senza imporgli un metodo e/o senza pretendere una concertazione. Si sarebbero potuti consultare altri attori del sistema sportivo e, soprattutto, poteva essere chiamata in causa la Conferenza Stato-Regioni che avrebbe potuto dare al Comitato elementi aggiuntivi per sostanziare le proprie scelte. Forse, però, è stato deliberatamente scelto un metodo diverso, quello dell’affidamento diretto, se è vero che la storia è maestra. Piero Gnudi potrebbe dirci qualcosa al proposito…

Oggi si aggiunge dunque un altro tassello di questa “mutazione” sportiva: a meno di una diversa interpretazione del decreto legislativo in questione da parte del CONI stesso, questo diventerebbe responsabile anche dell’identificazione delle professioni sportive in ambito dilettantistico (ne sarebbe la prova la competenza sulla qualifica professionale del maestro di scherma, ovvero di uno sport rappresentato da una Federazione che disciplina uno sport dilettantistico).Un potere grande se ci pensate; soprattutto perché è probabile si tratti solo di un punto di partenza, da cui successivamente procedere ad ampio raggio.

Se cosଠfosse, è difficile prevedere come potranno strutturarsi i rapporti e quali saranno le dinamiche tra il Comitato e quelle associazioni nate negli ultimi anni sulla scia delle possibilità  offerte dalla legge n.4/2013 che, nell’ambito della liberalizzazione delle professioni, rappresentano professioni non organizzate in albi o ordini in ambito sportivo (si veda ad esempio MSA Manager Sportivi Associati, l’associazione di categoria dei Manager Sportivo). Si tratterà  di una collaborazione proficua, di una supervisione o assisteremo ad una ridefinizione complessiva dei profili e delle procedure?

Come ben si capisce le nuove competenze del Comitato Olimpico gli attribuiscono dunque un grande potere ed una grande autonomia, ma il risvolto della medaglia è la responsabilità  che ne consegue. Se è vero – come noi crediamo – che la crescita del sistema sportivo italiano passa dalla condivisone delle esperienze e dalla messa in rete delle competenze, crediamo che al super CONI non resti che circondarsi di interlocutori con cui intraprendere un percorso di collaborazione.

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