26.07.2018
Istituzionale
Oltre un miliardo il valore della promozione sportiva
Sono 82 milioni le ore messe a disposizione nell’arco di una stagione sportiva dai volontari della promozione sportiva per un valore di poco superiore al miliardo di euro, e quasi 93 milioni di euro l’indotto annualmente prodotto dalla Finali Nazionali
L’Osservatorio Permanente sulla Promozione Sportiva, costituito da ACSI, AICS, ASI, CSEN e CSI pubblica un secondo bollettino con altri dati utili a ricostruire l’impatto e il peso specifico dello sport di base per l’Italia
Roma, 25 luglio – Sono oltre 82 milioni le ore di volontariato che i 432.000 dirigenti dei 15 Enti di Promozione Sportiva dedicano durante una stagione alle loro società, per un valore economico di questo impegno professionale che equivale ad oltre un miliardo di Euro.
Questo è il primo dei quattro indici diffusi nel secondo bollettino ufficiale dell’Osservatorio Permanente sulla Promozione Sportiva, costituito da ACSI, AICS, ASI, CSEN e CSI e con la supervisione scientifica del Centro di Ricerche sullo Sport (CeRS) del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Parma e di SG Plus Ghiretti & Partners.
Questi risultati – assieme a quelli pubblicati a fine giugno e agli altri risultanti degli studi successivi – vogliono contribuire a ricostruire e documentare, con un approccio scientifico, il reale peso della promozione sportiva, complessivamente intesa. Anche in questa seconda pubblicazione, ogni parametro di valutazione è stato analizzato, in maniera cautelativa e prudenziale, sia in base ai dati condivisi dai 5 Enti di Promozione Sportiva facenti parte dell’Osservatorio, sia in base ad una proiezione del totale dei 15.
Il primo indicatore preso in considerazione è il valore economico del volontariato prestato dai dirigenti delle società sportive. È universalmente riconosciuto il valore sociale di questa attività, ma sino ad oggi non era ancora stata ‘pesata’. Stando ai dati diffusi, nel 2016 i 432.000 dirigenti dei 15 EPS hanno dedicato alle proprie società, nell’arco di una stagione sportiva composta da 38 settimane, 82 milioni di ore di volontariato, equivalenti a più di 1 miliardo di Euro, ovvero a 54.050 contratti di lavoro a tempo pieno.
Sono numeri importanti, determinati sicuramente per più della metà dai dirigenti di ACSI, AICS, ASI, CSEN e CSI. Infatti, secondo una stima cautelativa basata sui dati condivisi, i loro 250.086 dirigenti hanno prestato servizio per un valore superiore ai 500 milioni di Euro, equiparabile e 30.000 contratti di lavoro a tempo pieno.
La forza dello sport di base nella produzione di valore è confermata anche dalla valutazione dell’indotto prodotto dall’insieme delle finali nazionali, organizzate nel corso di un anno dagli Enti. Momenti di aggregazione, di confronto sportivo, dal grande peso sociale, ma anche economico. Stimando che i 15 EPS complessivamente riescano ad organizzarne 300 (della durata media di 3 giorni e con una partecipazione media di 5.000 persone, tra atleti, arbitri, giudici e dirigenti) e che ciascuna di queste impatti sul territorio per un valore economico di 309.499 Euro (composto dalle voci di vitto e alloggio, trasporti, gestione gare e promozione), ne consegue che quello totale sia di poco meno di 93 milioni di Euro.
Alla luce delle risultanze dei primi due indicatori emerge dunque in modo chiaro la grande ricchezza prodotta dallo sport di base.
L’evidenza è confermata anche alla luce del penultimo parametro oggetto di studio: la pratica sportiva. In Italia, il 36,8% del totale di chi fa sport continuativamente e saltuariamente è tesserato presso un Ente di Promozione Sportiva. Nello specifico: quasi 1 praticante su 2 nella fasce d’età 0-13 e 18-35 anni; 9 su 10 nel cluster 14-17 anni. Si tratta di un’incidenza molto superiore rispetto a quella esercitata da FSN e DSA, con una forbice che si allarga soprattutto nell’intervallo di età che va dai maggiorenni e fino ai trentacinquenni.
Questi tre elementi lasciano facilmente capire come gli Enti siano una risorsa preziosa per avvicinare i giovani allo sport – quindi per costruire cultura sportiva – e per dar loro risposte stimolanti e concilianti con gli impegni della vita quotidiana. Raccontano inoltre come lo sport amatoriale sia una potente calamita capace di attrarre gli adolescenti desiderosi di divertirsi e competere grazie all’attività motoria, senza ambizioni da medaglia.
Anche l’incidenza dell’associazionismo sportivo di base sul territorio italiano – l’ultimo degli indicatori studiati dall’Osservatorio – è significativa: nel 2017 sono 112.492 le “società sportive” legate ai 15 EPS (95.000 le società iscritte al Registro CONI e 18.000 le basi associative sportive), diffuse sulle aree della nostra penisola in modo più uniforme rispetto a quanto accade per le associazioni affiliate a Federazioni Sportive Nazionali e alle Discipline Sportive Associate.
Anche l’indice di densità “sportiva” medio, ovvero il numero di società per ogni 100.000 abitanti, mostra delle differenze tra lo sport di base e quello di vertice: maggiore quello degli EPS che con 156 società superano FSN e DSA, ferme a 106.
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