11.07.2015
Istituzionale
L’obesità? Una questione (anche) di temperatura corporea troppo bassa
Un organismo più freddo significa metabolismo rallentato: l'incapacità di riscaldare il proprio interno si può tradurre in circa due chili in più ogni anno di vita
Troppo freddi, dentro. Uno dei problemi degli obesi potrebbe essere una temperatura interna più bassa rispetto a quella di chi è magro: un handicap metabolico che li renderebbe di conseguenza meno capaci di dissipare energia, quindi inclini ad accumulare ciccia. Lo rivela uno studio italiano pubblicato su Chronobiology International secondo cui, almeno in parte, l'obesità sarebbe una questione di «pigrizia metabolica» dovuta a un maggior freddo interno all'organismo.
Temperatura troppo bassa
Pietro Cortelli, del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell'università di Bologna, ha misurato la temperatura corporea centrale (la cosiddetta “core temperature”) a riposo, di giorno e di notte, a una ventina di volontari, per metà obesi. I dati raccolti indicano che l'obesità potrebbe non essere solo il risultato di uno squilibrio fra le troppe calorie ingerite e la scarsa attività fisica: nei soggetti in estremo sovrappeso la temperatura interna durante il giorno è risultata infatti mediamente più bassa rispetto a quella dei magri. Di notte, invece, non ci sarebbero differenze di calore interno correlabili al peso corporeo. «La temperatura interna diurna è una marcatore della capacità di spesa energetica e di dissipare energia sotto forma di calore – dice Cortelli –. Non riuscire a farlo a dovere potrebbe avere un ruolo cruciale nell'aumento di peso».
Possibili nuove cure
La temperatura del “core” è mantenuta in genere attorno ai 37 gradi, indipendentemente da quella esterna e dall'attività svolta, attraverso il centro di regolazione che si trova nell'ipotalamo e orchestra i processi metabolici in modo che la temperatura sia costante. Se l'interno dell'organismo risulta più freddo significa che il metabolismo è in qualche modo rallentato: stando ai calcoli dei ricercatori, nel lungo termine e con un impatto variabile a seconda dello stile di vita, l'incapacità di trasformare l'energia in calore e quindi di riscaldare il proprio interno si può tradurre in circa due chili in più ogni anno. Alla lunga, un bel po' di rotolini di grasso di troppo che vanno a pesare su chi è obeso: un vero e proprio handicap biologico che aumenterebbe la tendenza a ingrassare e secondo gli autori «Potrebbe aprire la strada a interventi nuovi e potenzialmente efficaci contro l'obesità. I dati sono preliminari e servono ulteriori studi, ma si tratta di un'ipotesi di lavoro interessante».
Autore: Elena Meli
Fonte: Corriere.it
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