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31.01.2024

Istituzionale

Lo Sport vale l’1,3 del PIL. Da qui ripartiamo

PRESENTATO IL RAPPORTO SPORT 2023.

In Italia il settore dello Sport ha raggiunto una dimensione economica rilevante pari a circa 22 mld €, con un contributo al PIL nazionale dell’1,3%. Lo Sport si conferma una vera e propria industria, con un potente effetto leva in termini di ricadute economiche, stimato in 2,2x e un’incidenza significativa a livello occupazionale. Il giro d’affari diretto derivante dalla gestione di impianti, dai club, dalle palestre e dalla promozione di eventi sportivi contribuisce per 3,4 miliardi.

Una fotografia incoraggiante quella presentata ieri da ICS e Sport e Salute, alla presenza del Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, ma che rappresenta anche uno sprone a correggere quelle imperfezioni che rappresentano un freno per il comparto e ne limitano la funzione sociale.

IN ALLEGATO LA RICERCA  ➡︎  Rapporto Sport 2023

L’industria sportiva presenta, infatti, molte zone grigie di vulnerabilità, prime fra tutte i divari territoriali sul fronte impiantistico e della pratica sportiva, e la fragilità finanziaria delle gestioni. Il “Rapporto Sport 2023”, nell’evidenziare i punti di forza del mercato, propone una riflessione anche sugli elementi di debolezza del sistema sportivo, messi in luce dalla pandemia e dalla crisi energetica.
Quattrocentomila gli addetti (e 9oomila volontari) in una filiera che include oltre 15mila imprese private e 82mila enti non profit, attendono delle risposte importanti.

“Il Covid – si legge nella ricerca – ha “bruciato” al settore sportivo quasi 4 miliardi di PIL, segnando un drastico crollo degli investimenti (-76% nel 2020, con un parziale recupero nel 2021), mentre la crisi energetica ha compromesso l’equilibrio finanziario di molte strutture, fortemente penalizzate dall’aumento delle bollette di elettricità e gas che, nei picchi massimi delle quotazioni, sono arrivate a incidere fino al 45% dei costi fissi totali.
Il segno lasciato dalla pandemia e l’impatto degli shock energetici connessi alle tensioni geopolitiche internazionali mettono le istituzioni pubbliche e il sistema sportivo di fronte alla necessità di avviare una fase di ristrutturazione e rinnovamento del mercato attraverso tre principali linee di intervento: investimenti, cultura sportiva e imprenditorialità, con l’obiettivo di valorizzare il grande potenziale di impatto sociale ed economico dello Sport”.

Nutrita la presenza del mondo dello sport alla presentazione della ricerca: per ASI il Vicepresidente vicario Bruno Campanile e il Segretario generale Achille Sette.

Un piano corposo di investimenti è prioritario alla luce di dati offerti dalla ricerca che hanno evidenziato come il 44% delle strutture sportive sia stato realizzato negli anni Settanta e Ottanta. Ampio il divario territoriale: se l’8% di queste è inutilizzabile, in alcune aree del Sud il dato sale al 20% di non funzionamento. In più: il 52% degli impianti è al Nord e il 26% al Sud. Nel rivedere l’intero piano impianti occorrerà anche intercettare i megatrend legati alla transizione verde e digitale e al benessere complessivo della popolazione alla luce del quale le strutture sportive diventano prioritarie come un accesso facilitato ad ampie fasce della popolazione.

Oltre e anche correlato al problema strutturale ci sono una sequenza di dati sul divario Nord e Centro rispetto al Sud anche sul numero di persone che fanno sport periodicamente: una forbice che continua ad ampliarsi. Tra il 2000 e il 2021, infatti, il livello di attività sportiva è aumentato di circa il 25% nelle aree settentrionali a fronte di circa il 15% nel Meridione. Il Nord detiene la quota più elevata di praticanti sportivi (41,5% nel 2021), segue il Centro (36,7%) e per ultimo il Mezzogiorno (24%).

E, nella sua totalità, l’Italia è tra le nazioni meno performanti d’Europa: figuriamo al 21° posto nel vecchio continente nella graduatoria della percentuale di adulti che praticano attività fisica nel tempo libero: solo il 27% della popolazione svolge attività fisica di tipo aerobico almeno una volta a settimana, rispetto a una media europea del 44%.

“Il Rapporto Sport 2023 si presenta come uno strumento cruciale per comprendere le nuove dinamiche del panorama sportivo, la sua influenza e l’impatto che ha sull’economia sociale della nostra Nazione, nonché sulla qualità della vita delle persone e delle comunità.
Quest’analisi preziosa deve essere considerata un punto di partenza, destinato a protrarsi nel tempo, in quanto può fornire un contributo essenziale per plasmare un modello italiano in grado di favorire una presenza più diffusa e migliorata dell’attività sportiva, in tutte le sue forme, nella nostra società”
: il Segretario Generale ASI Achille Sette sottolinea l’importanza di mantenere uno sguardo costante su come lo sport possa influire positivamente su diversi aspetti della vita sociale ed economica. Questa visione a lungo termine mira a sviluppare politiche e iniziative che promuovano uno stile di vita attivo e contribuiscano alla costruzione di una società più equa e salutare per tutti i cittadini.

 

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