19.11.2021
Istituzionale
L’oceano degli Antichi. I viaggi dei Romani in America
Al centro dell’incontro è la presentazione del libro di Elio Cadelo dal titolo “L’oceano degli Antichi. I Viaggi dei Romani in America”.
L’autore esaminerà il grande sviluppo tecnologico e scientifico raggiunto dall'antica Roma, soprattutto nel campo della navigazione. Grazie al lavoro degli archeologi, stanno riaffiorando tecnologie che mai avremmo immaginato essere in possesso dei Romani e che permisero loro di dominare gli oceani.
Inoltre Elio Cadelo, rimuove la convinzione che gli Oceani fossero per gli Antichi uno spazio sconosciuto e invalicabile. Dalla lettura del testo scopriamo che erano noti e navigati in ogni loro direzione e, cosa particolare, che i Romani arrivarono in America.
Piante e frutti del continente americano erano già noti ai romani
La tesi è suffragata da numerosi indizi che, a buon diritto, possiamo considerare una prova.
Scopriamo che frutti come l'ananas, piante come il mais, fiori come il girasole, considerate dagli scienziati di origine americana, non sono giunte in Europa dopo il 1492, l’anno cui tradizionalmente si attribuisce la scoperta dell'America, ma erano già note al tempo di Roma tanto da essere raffigurate in affreschi, mosaici e sculture.
E non solo piante: i Romani, secondo Cadelo, importarono dall'America anche animali tra i quali pappagalli, in particolare il pappagallo Ara, noto per i suoi colori, la sua grandezza e per la grande simpatia, anche questo raffigurato in affreschi di ville romane.
In aiuto della storia, le analisi del Dna
Nel volume vengono presentate numerose prove di scambi tra il Vecchio ed il Nuovo continente in epoca romana, tra le quali le analisi del Dna compiute sui farmaci fitoterapici rinvenuti in un relitto romano del primo secolo d.C. davanti alle coste toscane. Cadelo scrive che “Su quella nave viaggiava anche un medico e questo gli archeologi lo deducono dal fatto che sono state ritrovate fiale, bende, ferri chirurgici e scatolette sigillate contenenti pastiglie composte da numerosi vegetali, preziosissime per la conoscenza della farmacopea nell'antichità classica". Le analisi del DNA dei vegetali contenuti in quelle pastiglie hanno confermato l'uso, già noto, di molte piante officinali, in epoca romana.
Rotte commerciali rimaste segrete
Secondo Cadelo anche se Plinio, Virgilio, Plutarco, Diodoro Siculo ed altri autori antichi accennano a terre aldilà dell'Oceano, non ci sono testi romani che parlano specificamente di questi viaggi perché i mercanti erano gelosi delle loro rotte commerciali e le tenevano segrete per escluderne i potenziali concorrenti. E poi, come scrive nella prefazione del saggio l'astrofisico Giovanni F. Bignami, recentemente scomparso, "L'importante per avere il merito di una grande scoperta è essere l'ultimo a farla, non il primo".
Il convegno
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