07.06.2020

Sportivando

Il no agli sport da contatto: scelta conservativa e insensata

Dalla rivista Primato, giugno 2020.

Il mancato via libera alla ripresa degli sport da contatto (che poi tutti da contatto non sono) è stato senza dubbio un altro duro colpo all’associazionismo e allo sport di base. Una decisione, quella del Comitato Tecnico-Scientifico della Protezione Civile che penalizza, e non poco, i gestori di palestre e circoli sportivi, che attendevano con grande trepidazione il momento di poter riprendere le attività, dopo essere stati messi in ginocchio, dal punto di vista economico, prima dal lockdown e poi dalla lenta ripresa dei mesi successivi.
Una politica ottusa e poco lungimirante che cozza palesemente con i dati rassicuranti del calo dei contagi e della curva epidemiologica. Scelte che sembrano dettate più dalla fretta e dalla confusione che da una reale analisi dei fatti. Di quanto sia contro- versa l’attuale situazione è tangibilmente dimostrato dal fatto che alcune regioni, come il Veneto e la Puglia, in controtendenza alle decisioni nazionali, abbiano comunque deciso autonomamente per la riapertura.
E’ palese come, chi è preposto a prendere decisioni, non abbia chiara quelle che possono essere le conseguenze del prolungato stop. Molti degli operatori sportivi non possono at- tendere oltre. Ogni giorno che passa rende più complicato ed irreversibile lo stato di crisi. Per molti sarà impossibile sostenere i costi di gestione e garantire successivamente, quando sarà finalmente consentito, la ripartenza. Molte delle strutture non po- tranno tornare ad operare e a garan- tire a tutti l’inalienabile diritto allo sport. Una percentuale molto alta di operatori del settore si ritroveranno senza lavoro e senza prospettive. Quel che crea maggiore sconcerto e rabbia fra coloro che nello sport han- no trovato una professione è di come la decisione del CTS strida in maniera tangibile con la ripresa, sin dalla metà di giugno, dei campionati professionistici del calcio. Evidentemente le pressioni e gli enormi interessi economici che muovono i nostri club di Serie A, hanno un peso decisamente superiore a quelli di tutto l’associazionismo e dello sport dilettantistico. Due pesi e due misure che attesta- no in maniera eloquente come non si siano volute, e nemmeno cercate, soluzioni che, sia pure in sicurezza, potessero rimettere in moto l’attivi- tà sportiva di base che, è importante sottolinearlo, costituisce oltretutto un’inconfutabile risorsa per la prevenzione sanitaria e per tutela del benessere fisico della comunità.
Al di là di queste considerazioni riteniamo che questa vicenda costituisca l’ennesimo esempio di come l’Associazionismo Sportivo sia ai margini del dibattito politico, privato di ogni attenzione e di quel sostegno che, soprattutto in questo periodo di difficoltà, avrebbe bisogno. C’è solo da sperare che, una volta terminata l’e- mergenza, ci si sieda finalmente intorno ad un tavolo per dibattere concretamente sui problemi dell’intero settore, che in molti casi sono antecedenti al coronavirus.

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