19.11.2015
Istituzionale
L’Isis recluta anche tra gli sportivi
Chi sono i terroristi che hanno colpito Parigi, da dove vengono, che storie hanno? Queste alcune delle domande più frequenti nel dibattito quotidiano, alla luce dei cruenti fatti di questi giorni e dei numeri crescenti e allarmanti di persone che in un modo o in un altro aderiscono alla causa jihadista.
Il carsico recruiting dei terroristi sembra inarrestabile. E il mondo dello sport non è esente. Come riporta il quotidiano Gazzetta dello Sport di oggi, ci sono alcuni calciatori che nel corso della loro carriera hanno abbandonato il mondo del pallone per diventare terroristi e unirsi all’Isis nel nome del Corano. Ad esempio Nidhal Selmi, terzino sinistro dell'Etoile du Sahel, uno dei migliori talenti di Tunisia, partito per la Siria. Oppure l'europeo Kreshnik Berisha, dilettante di origine kosovara e primo tedesco sotto processo per aver aderito all’Isis. Ragazzo cresciuto nel Maccabi Francoforte, la più grande squadra ebraica della Germania, ha deciso di lasciare tutto in nome di Allah.
Allo stesso modo esistono casi nel mondo sportivo di persone che, invece, hanno rifiutato di intraprendere questa strada.
Ad esempio Deniz Naki che, come riferisce l'agenzia Reuters, più di un anno fa ha chiesto la rescissione contrattuale al suo club, il Genclerbirligi, dopo aver subito un'aggressione da parte di alcune persone a Istanbul che lo avevano insultato, prendendo di mira la sua identità alevita e curda. Attaccante di origini curde è voluto tornare in Germania, reo (secondo gli aggressori) di aver espresso via social il proprio sostegno ai combattenti curdi di Kobane (al confine con la Siria), che si oppongono all'avanzata dell'Isis.
Esistono poi anche storie di buona integrazione musulmana. Ad esempio il Tuff FC, squadra di calcio nata a ovest di Londra, composta esclusivamente da giovani musulmani, invitata anche da Presidente Barack Obama alla Casa Bianca. Per evitare possibili seduzioni da parte di imam farneticanti, lo sport diventa il veicolo dell'identità britannica e lo strumento di inclusione sociale. L'esempio di quello che anche noi di ASI abbiamo proposto giorni fa.
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