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15.05.2019

Sport

| Football americano

Football Americano. La squadra del primo Scudetto in Italia torna a vivere.

Il giorno 16 maggio p.v. alle ore 16, presso la Sala Auditorium del Palazzo delle Federazioni in Viale Tiziano 74 a Roma, si terrà una conferenza stampa che annuncerà la rinascita dei Lupi Roma, società di Football Americano, la prima a vincere lo scudetto in Italia nel 1980.
Questa società, dove giocava anche il nostro presidente Claudio Barbaro, oggi torna a vivere, dopo quasi quarant'anni, affiliandosi ad ASI. Una storia di pionieri, di amici, di improvvisati campioni…

Il Football americano arriva in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. La palla ovale segue le truppe Alleate in tutta la penisola. La prima partita è a Firenze, davanti a 25mila persone, il giorno di Capodanno del 1945 tra i Bridgebusters (rappresentanti della 12° Air Force e i Mudders della 5° Armata dell’Esercito con quest'ultimi  che si impongono per 0-20). Tutto parte da qui e rimane fermo ad attività episodiche fino al 1980, anno nel quale prende vita il primo campionato ufficiale della LIF (Lega Italiana Football): hanno la meglio i Lupi Roma che sono, pertanto, i primi a laurearsi campioni d'Italia.

L’avventura della società capitolina dura appena due anni: in un’epoca ancora pionieristica una nuova lega va presto a sovrapporsi alla precedente, la AIFA (Associazione Italiana Football Americano): i Lupi Roma non ottengono, dal nuovo soggetto, il permesso ad utilizzare il proprio nome e decidono di sciogliersi anche a causa della mancanza di risorse per affrontare campionati che stavano crescendo nel numero di squadre e in onerose trasferte.
Ma, oggi, rinascono, quasi quarant’anni dopo: ricordando quegli inizi. Appena due anni di vita e tanta gloria…

Ne parliamo con Alessandro Scotellaro, Direttore Sportivo dei Lupi Roma, nel passato giocatore di livello internazionale. “Un gruppo di vecchi giocatori si è ritrovato e ha pensato di ridare vita a un nome glorioso. Una sera a cena. Qualcuno di noi – tra cui Marco Volterra e Fabio Annoscia – ha lanciato un’idea che ha subito destato entusiasmo. ‘Rimettiamo su tutto’, ci siamo detti. Abbiamo chiamato i "ragazzi" di allora con l’idea di riportarli nel gruppo come dirigenti o soci onorari, adesso o nel prossimo futuro”.

Uno di quei vecchi giocatori è Marco Volterra, il vecchio quarterback e capitano della squadra.

Marco, parlaci degli inizi? "Una mattina di settembre del 1979 eravamo seduti davanti al  bar di Piazza Stefano Iacini, punto di riferimento degli incontri tra amici, parlando di cose futili: si materializzò nel gruppo Marcello Loprencipe, conoscenza di vecchia data, la cui passione per gli sport americani era nota a tutti; passò tra il gruppo ammiccando con la testa, quasi aspettandosi una domanda; fummo subito attratti da una strana attrezzatura che portava in spalla a mo’ di zainetto: un casco dorato corredato di una grata per la protezione del viso, una maglia di tessuto di cotone spesso con numeri molto grandi davanti e dietro e, sotto, una specie di armatura medioevale a protezione delle spalle.Incuriosito chiesi a cosa servisse tutto quell'armamentario; Marcello mi scrutò dalla testa ai piedi e, sempre ammiccando, rispose: 'certo che non staresti male in una squadra di Football Americano'.
Football Americano? Di quello sport praticato oltreoceano ne avevo solo sentito parlare: al cinema avevo visto “Quella sporca ultima meta” ma nulla di più; Marcello, con il suo fare pacato, chiaro e convincente, ci convinse a provare. Dopotutto anche li c'era una palla ovale, anche se molto più piccola e leggera rispetto ai Gilbert che, quando si inzuppavano d'acqua, arrivavano a pesare più delle palle mediche!
Ora veniva la parte più difficile per la quale avevamo dato la nostra disponibilità: il reclutamento! Dal bar della piazza agli amici del calcetto, dalla discoteca in voga agli impianti dell'Acqua Acetosa, quelli i posti dove fare proseliti. Pian piano, con tenacia, iniziammo a portare un po' di ragazzi ma, molti, dopo i primi momenti di entusiasmo, lasciavano il campo un po' per timore dell'ignoto, un po' per l'atavico credo Italiano che la palla, quasi per dogma, deve essere rotonda e giocata solo con i piedi! 
Pochi conoscevano questa disciplina. Ma si gioca con le mazze?’. Davvero i dialoghi legati al reclutamento erano questi… ‘E’ quel gioco con le spallone e i caschi in testa?’… ‘Meglio, così non ci si fa male…’."
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Alla fine riusciste a mettere su la squadra… "Si. Trovammo amici che venivano tutti da altri sport e solo qualcuno, più avvezzo, che mi ero portato da precedenti esperienze nel rugby. Ai nastri di partenza ci presentammo con l'azzurro Andrea Angrisani, potentissima terza linea, altro nazionale Gianluca Limone, estroso primo centro, i fratelli Maurizio e Stefano Di Giacomo, Luca Di Martino, Claudio e Piero Perruzza, Pippo e Stefano Esposito, Gianluca Santaroni, Marcello Buscema, Corrado Spadavecchia, Antonio Vigna, Salvatore Bernardi, Claudio Monacelli mitico pilone “frascatano”, Bruno Di Luia giocatore polivalente di spiccata personalità…  Fu così che ci ritrovammo a settembre con la squadra composta da una decina di persone a pochi giorni dall'inizio. Poi si avvicinarono altri che, ascoltando i racconti un po' “romanzati” di partite e scontri epici, avevano mostrato un certo interesse per la causa. Fondamentale, per portare a dama quello che avevamo ben iniziato, fu l'apporto di Paolo Bongi, oriundo USA dalle mani d'oro, di Marco Pietrangeli, rubato al calcio ma con una predisposizione incredibile per questo sport e di Claudio Barbaro che, durante una partita, si è pure procurato una frattura alla mano. Claudio portò con sè un giovane studente di NY in vacanza a Roma, con eccellenti esperienze di gioco, Tab Mc Ginley, il classico ragazzo americano, di quelli che siamo abituati a vedere nei film ambientati all'interno di un campus universitario. Il resto era composto da robusti amici presi qua e là che avevano abbracciato e condiviso con noi il sogno di essere tra i precursori di questo sport!".

Raccontaci, allora, quel primo campionato pionieristico? “Abbiamo iniziato i primi stages su un campo in erba, nel liceo Overseas School of Rome, istituto misto. Ci allenava un marine di stanza all'ambasciata USA, tale Dave, fisico asciutto, bicipiti nen pronunciati, spalle decisamente fuori norma.
Il campionato iniziò il 19 luglio del 1980 e aveva appena 4 squadre: i Lupi e i Gladiatori di Roma, i Diavoli di Milano e i Tori di Torino.
Tre partite a luglio e tre a settembre.
Tutto si svolgeva nella cornice di Castelgiorgio, paesino umbro che poteva vantare tra i suoi concittadini gli avi di Vince Lombardi, il più grande allenatore di tutti i tempi negli States (anche il Superbowl americano è intitolato a lui, ‘Vince Lombardi Trophy’): lì, la Federazione fece costruire il primo Stadio di football aiutata anche dalla squadra locale, i Green Bay Packers che donarono i pali ancora esistenti e tutta la attrezzatura da campo ora nel museo dedicato al football. La lotta per il titolo, una questione tra noi e i Tori, capitanati da Marco Militello e Nanni De Angelis. 

La gara, che ha sancito lo Scudetto, la giocammo contro i Gladiatori Roma. Nessuno di noi aveva, all’epoca, cognizione di quanto sarebbe cresciuta questa disciplina in Italia. Ma vincere un campionato ci dette comunque emozioni forti che festeggiammo con grande entusiasmo”.

Un campionato giocato con la minaccia proveniente dal rugby… “Quasi un editto bulgaro arrivò dalla Federazione che impedì ai tesserati di partecipare al campionato di Football pena la radiazione dalla FIR. Più di qualcuno decise di lasciarci”.

Le prime armature dagli Stati Uniti e le volanti della polizia… “In un vecchio garage riponevamo il materiale. Palloni, caschi, armature. E, prima delle partite, era un viavai per metterle nelle macchine. I vicini, evidentemente non a conoscenza dell'esistenza di questo nuovo sport, pensarono bene di avvertire la polizia. ‘Da quel palazzo escono persone con giubbetti antiproiettile’…  segnalarono. Arrivarono sei o sette volanti della polizia. Eravamo negli Anni di Piombo…”.

Inizialmente quello Scudetto non fu nemmeno riconosciuto. A spiegarlo è ancora Alessandro Scotellaro. “Venne purtroppo deciso che il primo campionato riconosciuto fosse quello del 1981, organizzato dalla nuova federazione. Solo nel 2016 il nostro sofferto Scudetto è stato finalmente riconosciuto rendendo giustizia a quegli straordinari pionieri. Arrivata la comunicazione, e in concomitanza con la ristrutturazione e l’inaugurazione del nuovo Stadio Vince Lombardi di Castelgiorgio, quei vecchi ragazzi si sono ritrovati insieme, sul campo con quella coppa a rappresentare un Tricolore riconquistato. I capelli un po’ imbiancati, tante storie di vita, percorsi umani e professionali ma, su quel prato, eravano tornati improvvisamente indietro nel tempo. Entusiasti, a festeggiare un primo posto come fossero ancora sudati con le armature addosso, in quel maggio del 1980”.

Quali sono, adesso, i programmi? “Il progetto della nostra Associazione Sportiva è indirizzato a far conoscere ai ragazzi la disciplina attraverso giornate dedicate al reclutamento, (‘Open Day’) in cui si potranno praticare sia il Tackle Football (con casco e armatura) che il Flag football (no contact). Il programma prevede l’inizio delle operazioni già dalla fine di maggio.
In seguito, verranno organizzate altre manifestazioni nella XV Circoscrizione: ricordiamo che il Football Americano a Roma è nato su questo territorio, quello di Vigna Clara.  
Ci si auspica, in breve tempo, di avere un numero di iscritti tale da poter formare un team di Under 13, Under 16 e Under 19, facilitando l’impegno agonistico prima con campionati a livello locale tra le varie sedi poi a livello Nazionale.
In questo programma, l’Associazione sarà supportata sia dall’Ente di Promozione Sportiva ASI che dal Comitato Regionale FIDAF Lazio”.

Perché l’ASI? “Per due motivi. Uno legato al suo presidente che era, nel 1980, uno di quegli atleti. Claudio giocava a Football Americano nel ruolo di 'offensive tackle' (uno dei primi cinque uomini della linea di attacco). Quando lo abbiamo contattato è stato felicissimo. Sembrava, al nostro primo appuntamento, che non fosse passato tempo. Ci siamo ritrovati, semplicemente tra amici.
Il secondo motivo è l’importanza stessa di ASI nel mondo dello sport e la sua vicinanza alle realtà territoriali e con una capacità organizzativa che sfrutteremo per ricreare le basi per il futuro”.

Avete scelto, nell’operazione rinascita, gli stessi colori del passato… “La maglia richiama i colori di Roma: rosso pompeiano e oro. Il legame con il passato è anche un tributo a quei ragazzi e alla nostra tradizione. Il casco è oro con impresso un lupo sempre di colore rosso bordato di bianco. Il simbolo è presente anche sulla manica della maglia”.
 
 

LUPI ROMA 2019
PRESIDENTE: Maurizio Modesti
VICE PRESIDENTE: Fabio Annoscia
DIRETTORE SPORTIVO: Alessandro Scotellaro
TESORIERE: Deborah Pacifico
SEGRETARIA: Silvana Saporito
Per info. Facebook: Lupi Roma Football Club. Tel. 3713240685

 

[  F. Argentini  ]

 

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